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La madre nella società medievale

Redazione online Leonardo Da Vinci
Pubblicato il 12-05-2017

E’ naturalmente quasi impossibile affrontare un problema come quello della posizione e della considerazione di cui godeva la figura materna nella società medievale in uno spazio ridotto: non solo si tratta di ripercorrere, sia pure a volo d’uccello, circa un millennio, in cui le trasformazioni sociali, per quanto più lente che nel nostro mondo, furono numerose, anche limitandosi allo spazio geografico che coincide con l’Europa del 1957; ma, soprattutto, ci si scontra- per circa mezzo millennio- con una quasi totale mancanza di fonti.

Per molti secoli le testimonianze scritte in nostro possesso riguardano essenzialmente i grandi avvenimenti della storia politico-militare e i titoli di possesso dei proprietari terrieri, in primo luogo le istituzioni ecclesiastiche. E’ chiaro che la madre non trova spazio in nessuna di queste tipologie di fonti se non come madre di un grande signore o perché coinvolta in un trasferimento di beni da parte o a favore di un figlio. Pur con tutti questi limiti, ci sono alcuni fenomeni che possiamo dare come assodati: Il legame madre- figlio è visto come fondamentale anche da molte leggi barbariche, che pure limitano molto l’autonomia della donna in quanto tale.

Non di rado le si riconosce il ruolo di tutrice, nel caso della morte del marito, in quanto più affidabile garante degli interessi dei figli. Inoltre è la madre ad occuparsi in modo esclusivo non solo della cura materiale ma anche dell’educazione dei figli nei primi anni di vita. Solo in un secondo tempo i maschi seguiranno il padre nelle attività lavorative più prettamente maschili mentre le figlie femmine verranno dalla madre preparate al matrimonio ( cui è destinata la grande maggioranza delle fanciulle), e perciò ad affrontare le molteplici responsabilità di mogli e di madri.

Non stupisce perciò che sia stata una donna- un’aristocratica franca del IX secolo- a lasciarci l’unico testo alto-medievale in cui un genitore si preoccupa di fornire ad un figlio i consigli sul piano religioso, morale e latamente politico che potranno aiutarlo nella vita. La considerazione per la figura materna dal XII secolo in poi si lega anche allo spazio sempre più ampio che, nella teologia come nell’arte, viene concesso all’umanità di Cristo. Accanto al Cristo-uomo è naturalmente sempre presente Maria. Se, in precedenza, era raffigurata soprattutto ai piedi della Croce, nel corso dei secoli centrali e finali del Medio Evo la Vergine-madre accompagna sempre più il figlio dalla nascita alla fuga in Egitto, dalla presentazione al Tempio alle nozze di Cana.

Non per nulla risale al primo quarto del XIII secolo il primo Presepe, voluto da san Francesco a Greccio, in cui la tenera cura della madre per il bimbo gioca un ruolo fondamentale. Tra Trecento e Quattrocento anche le fonti aumentano in quantità e ricchezza di informazioni. Certo, i trattati indirizzati ad alcune mogli e madri fiorentine del Quattrocento si rivolgono a dame dell’aristocrazia cittadina, così come è una ricca signora, Alessandra Macinghi Strozzi l’autrice delle belle lettere che ci consentono di cogliere pienamente il ruolo di una madre in una grande e ricca famiglia.

 E’ la madre che dovrà educare cristianamente i figli e osservare attentamente le loro inclinazioni in modo che possano sviluppare al meglio le proprie qualità. Ed è sempre la madre che si occupa di individuare la moglie adatta per i suoi figli maschi, in quanto – come donna- ha la possibilità di rendersi conto della bellezza, della complessione fisica- garante di figli sani- delle doti morali e delle capacità pratiche delle future nuore. Del resto, tutti conosciamo le tante e belle immagini di Maria col Bambino della nostra arte che certamente si ispirano alle madri che ognuno degli artisti aveva avuto modo di conoscere ed osservare nella propria vita. (Giulia Barone - docente di Storia Medievale)

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