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L’Umanità di Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

La vicenda di Jacopa è centrale per cogliere a fondo la profonda umanità del Santo

L’agiografo narra di una lettera, fatta scrivere da Francesco morente e a lei indirizzata, per chiederle di recarsi da lui. Il miracolo sta nel fatto che Jacopa stessa previene il desiderio di Francesco e giunge alla Porziuncola proprio mentre il frate, che avrebbe dovuto portarle la lettera, apre la porta per intraprendere il viaggio verso Roma.

Non solo. Jacopa porta con sé esattamente quanto Francesco le aveva richiesto nella lettera: un panno di color cenere per avvolgere il suo corpo, numerose candele, un panno per coprire il suo volto, un cuscino su cui deporre il capo, ma anche un certo dolce che al Santo piaceva molto.

Jacopa era una nobildonna romana, una vedova, che Francesco aveva forse conosciuto in occasione dei suoi soggiorni romani; possiamo fondatamente ritenere che egli sia stato ospite nella casa di lei, altrimenti sarebbe difficile spiegare come egli avesse potuto assaggiare quel dolce che gli piaceva tanto e che volle mangiare anche in punto di morte.

Degna di nota è l’eccezione che Francesco fa per lei: nonostante sia una donna, ella è insignita del titolo di frater, proprio a indicare il vincolo spirituale che la legava a frate Francesco, e in quanto frater le è concesso di partecipare al momento culminante della vita di Francesco, la sua morte.

Francesco era dotato di una ricca umanità, esuberante sia prima sia dopo la sua conversione: un uomo che canta mentre lavora, che va incontro alle persone con una profonda simpatia, anche laddove non ne è ricambiato; un uomo che compone versi e musiche e ama cantarli e sentirseli cantare, anche in punto di morte; un uomo profondamente innamorato di Gesù.Un uomo che, proprio per il suo amore al Creatore, si commuove alla vista delle creature, come poi scrisse nel Cantico di frate sole.

La vicenda di Jacopa sembra una nota marginale nella biografi a di Francesco. È invece centrale per cogliere a fondo la profonda umanità del Santo – profonda e affascinante perché radicata nell’amicizia di Cristo e nella contemplazione dei suoi doni.

Era questo il fascino che Francesco esercitò su coloro che decisero di abbandonare il mondo e di mettersi alla sua sequela. Il suo affetto, semplice ma reale, per frate Jacopa consente di cogliere i segni di una umanità innamorata di Cristo e, per questo, innamorata degli uomini.

La collocazione dei resti mortali di Jacopa nella Cripta, proprio di fronte alla tomba di Francesco, dice al pellegrino che anche oggi è possibile entrare in questo ambito di rapporti, in questa fraternità, radicata in Cristo e, per questo, più forte della morte.

di Maria Pia Alberzoni

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