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La Chiesa e il mondo, no alle semplificazioni. Padre Fortunato: san Francesco cambiò tutto

Redazione online
Pubblicato il 27-06-2017

Galantino all’apertura della Festa di Avvenire. Brunelli (Tv2000): l’uomo d’oggi è sempre più connesso e sempre più solo Tarquinio: il nostro evento unisce il Nord e il Sud

Nel rapporto tra Chiesa e mondo bisogna evitare una fuorviante polarizzazione. Da un lato «l'ottimismo illusorio» di chi lo auspica acriticamente. Dall'altro «le tentazioni di chiusura» di chi invece «vi ravvisa solo pericoli di contaminazione deleteria». È stato il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, a ricordarlo ieri sera aprendo a Matera la festa di Avvenire , la prima organizzata, su iniziativa della diocesi di Matera-Irsina (e con il supporto di Cooperativa Auxilium, Bawer e Bcc di Alberobello e San Michele di Bari), nella città che nel 2019 sarà Capitale europea della cultura. Davanti allo scenario illuminato dei sassi, simbolo di una storia cristiana che continua ad attrarre l'interesse dei contemporanei, Galantino ha messo in guardia dagli «opposti estremismi, che hanno cominciato a manifestarsi già a partire dal Concilio».

«La parte meno nobile di questa polarizzazione - ha aggiunto il vescovo - la troviamo sedimentata, almeno ultimamente, negli atteggiamenti aggressivi da "curva da stadio" (con tutto il rispetto per i tifosi) che si registrano rispetto anche a papa Francesco. Sappiamo tutti che lui intrattiene rapporti telefonici e talvolta incontra uomini e donne che, nei giudizi di alcuni, sarebbero da tenere assolutamente alla larga. Andate a leggere cosa scrivono su giornali e social gli appartenenti ad alcuni gruppi di pasdaran - "guardiani della fede"».

Qual è dunque il giusto atteggiamento? Per prima cosa, ha risposto Galantino, prendere coscienza della complessità dei problemi. «Purtroppo - ha fatto notare - vi sono persone e movimenti che rispondono alla complessità con la semplificazione e che, da questa, passano con facilità al giudizio, dal giudizio alla condanna, dalla condanna alla volgarità esibita per difendere le proprie posizioni». In secondo luogo, ha proseguito, «vi è, comunque e tra l'altro, mancanza di conoscenza». Il segretario della Cei ha citato a tal proposito il discorso di Benedetto XVI del 2005 alla Curia Romana, in cui il Papa ora emerito parlava delle due «opposte ermeneutiche» del Concilio e ha invocato «una comprensione consapevole della verità espressa dal Concilio stesso e dal Vangelo».

Un appello, il suo, che è stato prontamente raccolto dall'arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, nella sua introduzione alla serata (sulla quale riferiamo a parte, ndr ) e poi sviluppato nel dibattito svoltosi nella piazza attigua alla Cattedrale concluso dal vescovo di Tursi-Lagonegro, Vincenzo Carmine Orofino. Nel pensare il rapporto Chiesa- mondo ha ricordato Lucio Brunelli, direttore delle news di Tv2000 , non si può non tener conto della solitudine degli uomini di oggi. «Soli, si badi bene, anche se connessi tutto il giorno. E forse in questa connessione si può leggere proprio l'ansia di esorcizzare la nostra più grande paura: essere trascurati, restare indietro, sentirsi non necessari o poco utili, per dirla con il sociologo Bauman».

Allora la domanda è: come parlare, come comunicare il Vangelo, a un uomo così? Secondo il direttore di Tv2000 , anziché «facendo propaganda religiosa come i mormoni o i testimoni di Geova, si può partire solo da un qualcosa che attrae. Dallo stupore di un incontro. Non a caso - ha concluso - la frase secondo cui "la Chiesa non cresce per proselitismo ma per un'attrazione" è la citazione preferita di Benedetto XVI da parte di Francesco».

Per padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento di Assisi, proprio l'esempio di un Papa che ha preso il nome del Poverello deve spingerci a riscoprire la sua lezione. «San Francesco - ha ricordato - cambiò il paradigma del rapporto Chiesa-mondo, uscendo dal chiostro, anzi considerando chiostro tutto il mondo, il che significava essere fratello di ogni uomo, compresi i lebbrosi, cioè gli esclusi, che non mancano certo anche nella nostra epoca». La festa di Avvenire a Matera proseguirà fino a sabato. «Siamo una realtà - ha detto ieri sera il direttore Marco Tarquinio nel suo saluto iniziale - che ha la testa al nord, perché il quotidiano cattolico è stato fondato là, ma il cuore si estende progressivamente al Sud. Ed eventi come questo lo testimoniano».

In occasione della festa di Matera, trasmessa in streaming su www.avvenire.it viene lanciata anche la nuova app "Festa di Avvenire", scaricabile gratuitamente dagli app store sia di android che di Apple. Aggiornamenti in tempo reale su tutte le feste di Avvenire in programma questa estate. (Avvenire - Mimmo Muolo)

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