attualita

La barca della speranza

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

La barca è lunga solo sette metri ed ha viaggiato a lungo nel mar Mediterraneo. Ha portato nove persone fino all'isola di Lampedusa. Sono arrivate nel marzo del 2014, sono arrivate vive. Negli stessi giorni naufragavano altri barconi e annegavano sette persone in fuga dalla Siria nel mar Egeo, quarantadue persone in fuga dallo Yemen nel golfo di Aden, duecentocinquant’uno persone in fuga dal Congo sul lago Alberto. Rifugiati, uomini e donne in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla morte. E bambini, tanti, cinquantasette solo nel naufragio del lago.

Il tempo passato da allora non ha cambiato la sostanza. In mare si continua a morire. Le barche continuano a trasportare i vivi verso l'Europa mentre a centinaia annegano e muoiono. Compresi i bambini, tanti.

La fotografia dl piccolo Aylan sdraiato sul bagnasciuga di una spiaggia turca sembrava aver scosso le coscienze e sembrava che qualcosa potesse davvero cambiare. Ma il bambino con la maglietta rossa è stato solo uno dei tanti. Dopo di lui hanno continuato a morire annegati a centinaia nelle stesse acque.

La piccola Sena che aveva quattro anni è annegata alla fine di novembre. La madre le parlava continuamente per cercare di rassicurarla mentre salivano a bordo della barca su cui viaggiavano in 19. Se la ricordano bene la piccola Sena i pochi superstiti di quell'ennesimo naufragio. Le loro parole accompagnano le fotografie dei gendarmi turchi che la portano via insieme agli altri corpi.

I bambini muoiono continuamente. Ne hanno contati settecento sui tremila seicento morti annegati nel mediterraneo dall'inizio di questo anno. E noi ci stiamo abituando a guardare le loro fotografie. Confusi dal terrore che ci è arrivato dentro casa con il massacro di Parigi. La paura che acceca e spinge ad invocare la chiusura delle frontiere dove forse sono passati alcuni di quei terroristi, ma dove certamente cercano di passare migliaia di vittime dello stesso orrore che chiamano integralista e pretendono di definire "religioso", che fa strage ogni giorno e costringe milioni di persone a fuggire, ad abbandonare tutto. Ad accettare l'idea di una morte probabile nel mare per scappare da una morte certa nel paese dove sono nati.

La barca è rossa con una striscia longitudinale bianca e il ponte è azzurro come il mare e come il cielo. Aveva un motore da 40 cavalli e navigava veloce fino a tre miglia dalla costa di Lampedusa dove è stata soccorsa dagli uomini della Guardia Costiera. Ora viaggia verso Assisi per ormeggiarsi davanti al Sacro Convento di San Francesco per rappresentare tutte le barche che portano i vivi in Europa e tutte le barche che affondano nel mare.

È una barca senza nome su cui viaggiavano solo in nove ma rappresenta tutte le migliaia di persone che chiedono aiuto e hanno bisogno e diritto ad avere protezione internazionale.

di Valerio Cataldi

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA