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L'ultimo frate questuante di Vicenza lavora i campi e alleva le mucche

Gelsomino Del Guercio Pixabay
Pubblicato il 04-02-2019

Allevatore, contadino e… francescano con il saio. E' la storia di fra Giuliano Castagna, 76 anni, l'ultimo dei frati “questuanti”, uomini di saio e manualità, per secoli sono stati i pilastri che provvedevano al sostentamento d’intere comunità religiose. 


La sua storia la racconta Il Giornale di Vicenza, ed è la testimonianza di come lavoro sodo e profonda spiritualità possano coincidere. Fra Giuliano vive nel convento francescano di San Pancrazio a Barbarano vicentino, alle pendici dei monti Berici, dove i frati sono presenti dal 1501. Oggi ne vivono altri sette insieme al "questuante". 


SVEGLIA ALLE 4 DEL MATTINO

«Purtroppo sono l’ultimo frate questuante del vicentino» spiega fra Giuliano. «La fraternità è una famiglia allargata, e come tale ha bisogno di tutto. Per questo oltre che pregare, ogni giorno c’è molto da fare tra le mura del convento». 


Il suo personale programma giornaliero varia di poco: sveglia alle quattro del mattino per i servizi prima dell’arrivo dei frati. Poi giù in cortile per nutrire le altre “creature”: polli, oche e due manze gemelle, dono dell’ultima questua. Poi la Messa mattutina delle 7 e via nel campo, orto o bosco per il resto della giornata. 


IL LATTE


A seconda delle stagioni si occupa di provvedere al latte fresco per il convento o si sposta in cantina. «Un tempo andavo di casa in casa con la cesta e il furgoncino –racconta il frate questuante - ma oggi mi sono modernizzato, così da salire direttamente sul camion-cisterna che passa a ritirare il latte nelle varie aziende. Tutti mi conoscono e mi accolgono con amicizia, e dopo qualche chiacchiera, i contadini comunicano al “lataroeo” il quantitativo di latte da destinare a noi frati. Il latte viene portato al Caseificio Sociale di Barbarano e trasformato in formaggio, mettendolo a disposizione dei frati a seconda delle necessità». 


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LA VENDEMMIA

Lo stesso avviene per l’uva quando arriva nella po di vendemmia: «Qui lascio un quaderno dove i contadini segnano la percentuale di uva destinata alla questua, che verrà trasformata in vino dei frati. Oggi la questua “moderna” si fa così!». «Ma ciò che resta essenziale – precisa fra Giuliano - è il rapporto che s’instaura con le persone. I frati sono ancora visti come parte della famiglia, così che non c’è nessun bisogno di chiedere, perché la Provvidenza passa sempre con generosità attraverso i nostri benefattori». 


LE MANZE GEMELLE

Oltre a saper lavorare la terra, a zapparla e coltivarla, fra Giuliano è anche un ottimo allevatore. Sono «un dono - dice - anche Blue e Gel, le due manze gemelle che alleviamo nella stalla poco distante dalla chiesa». Perché agricoltura e allevamento per l'ultimo dei questuanti camminano di pari passo!


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