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L'abito ecclesiale: simbolo di identificazione o segno obsoleto?

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Anche papa Francesco nel suo piccolo ha attuato una rivoluzione mettendo da partei calzari approntati, la mozzetta e la stola che i suoi predecessori avevano portato in passato.

Simbolo di identificazione oppure segno obsoleto e anacronistico? Ora che l'abituale abito ecclesiastico è avviato a lento ma inarrestabile declino per la successiva adozione del clergyman di provenienza intercontinentale, il tradizionale cappello cordonato, riportato negli stemmi di appartenenza e identificazione, è attuale? Altrimenti chiamato galero si distingue per decorazione in flessione arabescata terminante ai due lati in nappe che variano da tre a cinque a seconda della dignità rivestita dai soggetti.

Al cambiamento di 
tonaca potrebbe seguire quello di colore che varia dal paonazzo al rosso naturale o di porpora. Non si tratta di "gittare la tonaca" come si espresse laidamente un poeta crepuscolare del passato a riguardo della secessione di Utero in omaggio al libero pensiero, bensì di tempi mutati e di adattamento agli stessi nella società di oggi. E' noto che lo stesso papa Francesco nella famosa stanza delle lacrime visitata subito dopo la sua elezione a "vescovo di Roma" ha preferito mostrarsi al mondo soltanto nella veste bianca lasciando nella sagrestia i calzari approntati, la mozzetta e la stola che i suoi predecessori avevano rivestito in passato.

Il gesto compiuto è sintomatico dei tempi nuovi ai quali non ci si può sottrarre. Si pensi ad esempio a sguardi inattesi che potrebbe destare l'apparizione di un prelato che così si coprisse nell'ufficialità di visite o ricorrenze di rappresentanza. Lo stemma ha una storia più riferita all'araldica e quindi ad una concezione clitaria di Chiesa anziché a quella apostolica di pretta marca evangelica. Al centro è riportato uno scudo più vicino nella memoria a quello di vicende storiche del tutto superate e non più riproponibili. In effetti i segni di legittima identità fondativi della Chiesa sono le chiavi del regno dei cieli date da Gesù a Pietro, lo scudo della fede di cui parla san Paolo nella lettera agli Efesini in 6, 10-20, la croce di Cristo innalzata sul golgota, e il bastone del buon Pastore, fondatore della Chiesa.

All'infuori di questi, pur volendo richiamare l'episodio della 
vittoria di Costantino a ponte Milvio in Roma, non ci sono altri momenti nella lunga vicenda che possono sostituirsi alla croce di cristo in nome della quale i martiri hanno immolato la vita. Le note distintive della Chiesa sono sufficienti per delineare missione e predicazione. Il potere delle chiavi conferito a san Pietro è quello di accogliere e condurre gli uomini al porto della salvezza. A questo scopo il recente annunzio dell'anno della misericordia è urgente stimolo a rinnovare il bisogno di tutti nel raggiungimento dei migliori rapporti umani e cristiani. Il bastone del pastore, del "bel pastore", ricordato dall'evangelo di Giovanni è sostegno di credibilità nel conferire la vita della grazia nel bisogno quotidiano che gli uomini hanno di accedere ai sacramenti. Il bastone è sostegno in modo particolare per chi con i limiti di natura o di età ricorre all'uso. Il bastone è guida altresì del gregge che è affidato al buon Pastore, segue la via sicura che conduce ai pascoli eterni. Lo scudo è armatura spirituale per difendersi contro il male invadente e pervasivo di un mondo sempre ostile, lontano e indifferente ai principi cristiani.

L'esempio di Francesco d'Assisi, che rinunzia 
ai beni dinanzi al vescovo del luogo e al padre per indossare il ruvido saio e successivamente l'incontro che egli ebbe in Egitto col sultano, è abbastanza eloquente per presentare un cristiano di testimonianza anzichédi compiacimento di sé stesso o pago degli eventuali trionfi e di conquiste. Il beato Domenico Lentini, tanto per citare un conterranei andò incontro ai fautori della repubblica partenopea mostrando il crocifisso e invitandoli all'amore fraterno. La croce che  emblematicamente ridisegniamo ogni giorno sul nostro corpo quale simbolo di fede e di amore accompagna ogni buon cristiano specialmente nei momenti più impegnativi e significativi. La stessa sul capezzale veglia e sostiene.

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