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Juana de la Cruz, insigne maestra francescana

Francesco Lepore
Pubblicato il 30-11--0001

  Il 18 marzo scorso Papa Francesco ha proclamato venerabile Giovanna della Croce. Chi era questa donna vissuta oltre cinque secoli fa? Conosciuta in Spagna col nome di “insigne maestra francescana”, Juana Vázquez Gutiérrez nacque il 3 maggio nel villaggio di Azaña a una decina di km da Toledo. Orfana di madre a 7 anni, crebbe sotto la tutela di alcuni zii che, in accordo col papà, la promisero in sposa a un cavaliere di Illescas. Ma la fanciulla, che sentiva d’essere chiamata alla vita religiosa, fuggì di casa e si rifugiò nel “beaterio” di S. Maria de la Cruz in Cubas de la Sagra. Si trattava di una casa di terziarie francescane viventi in comunità. Qui, indossato il saio, professò nel 1497 col nome di Juana de la Cruz.


  Preghiera e contemplazione del creato sull’esempio del Poverello furono le cifre della spiritualità di sorella Juana, che si adattò ai servizi più umili. Come cuoca, portinaia, sacrestana e infermiera diede prova di eroica carità giungendo a tali vette di perfezione da essere favorita da grazie straordinarie. Nel 1506 visse l’esperienza mistica del matrimonio spirituale, cui seguì, due anni dopo, l’impressione delle stimmate. Levitazioni, rapimenti, scrutazioni dei cuori, conoscenza di lingue non note (come il basco e l’arabo) furono alcuni dei carismi che la resero celebre in tutta la Spagna e che le furono contemporaneamente fonte di umiliazione.

  Fu soprattutto dotata di una singolare comprensione delle Scritture, di cui diede prova predicando al popolo ogni lunedì. Si conquistò così l’appellativo di “tromba di Dio” o “chitarra di Dio”. Quello di Juana fu un ministero esercitato per ordine del cardinale arcivescovo di Toledo, che le concesse l’ulteriore privilegio di nominare il parroco di Cubas. Se si tiene in conto che il presule in questione era il grande riformatore francescano Francisco Jiménez de Cisneros, è facilmente comprensibile la statura spirituale della donna. Eletta abbadessa il 3 maggio 1509, ottenne con l’appoggio del porporato che in comunità si professassero i voti solenni e si osservasse la clausura. Nonostante ciò madre Juana fu attenta alle esigenze di quanti bussavano alla porta del monastero e divenne la consigliera di fedeli d’ogni estrazione sociale, compreso l’imperatore Carlo V d’Asburgo. A tutti era solita raccomandare la recita del rosario e la devozione amicale all’Angelo Custode.


  Ma l’ora della prova non si fece attendere. Nel 1527 fu deposta a seguito di calunnie che, sparse dalla sua vicaria, sopportò con spirito di pazienza e uniformità al divino volere. Appurata la verità, fu rieletta alla carica di superiora nel 1528. Ben presto, però, una paralisi alle gambe la provò nel fisico e non l’abbandonò mai più fino alla morte avvenuta il 3 maggio 1534. La “santa”, come era popolarmente chiamata già in vita, fu sepolta nel coro del monastero e la sua tomba divenne meta di incessante pellegrinaggio. L’esperienza spirituale di Juana influì su figure eccezionali come s. Teresa d’Avila e la venerabile Maria d’Agreda, di cui fu ritenuta madre spirituale.


  Avviato nel 1614, il processo canonico si protrasse per secoli tra numerose difficoltà e battute d’arresto. La causa fu ripresa nel 1986 dopo una scoperta a dir poco eccezionale. Fu infatti ritrovato il manoscritto de El Conhorte, contente 72 sermoni della francescana di Cubas e le parole trascritte durante le sue estasi. In marzo, infine, l’atteso riconoscimento dell’eroicità delle virtù di Juana de la Cruz, occasione eccellente per riscoprire una delle più grandi mistiche di tutti i tempi e per meglio riflettere sul ruolo della donna nella Chiesa.

FRANCESCO LEPORE

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