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Intervista a Laura Mancuso: "ho ripreso a volare nel nome di Angelo"

Redazione
Pubblicato il 21-02-2019

Tanto è stato scritto e detto di questo genio leonardesco scomparso tragicamente nel 2006

Laura Mancuso: «Ho ripreso a volare nel nome di Angelo»

Quando racconta di Angelo, Laura sorride facendo intendere che nella loro vita di coppia anche i battibecchi alla Sandra&Raimondo erano momenti speciali, di confronto e di crescita. Laura Mancuso è la moglie di Angelo d’Arrigo, il maestro e campione di volo sportivo con la passione per le traversate in deltaplano, riuscito perfino nell’impresa di far ritrovare agli uccelli migratori le rotte dimenticate. Tanto è stato scritto e detto di questo genio leonardesco scomparso tragicamente nel 2006, nello schianto di un aereo da turismo sul quale viaggiava da passeggero. Dopo aver metallizzato il lutto e assorbito il dolore, pervasa da quella grande virtù che è la resilienza, Laura è riuscita ad andare oltre senza mai disperdere la potente essenza di Angelo: «Ho convissuto con una magrezza quasi spettrale, avevo iniziato a rifiutare la vita, ma a un certo puto si è mosso qualcosa in me. Con grande determinazione ho deciso che non dovevo stare ferma, ma cominciare a dare un senso a tutto quello che Angelo è stato»

E ci sei riuscita.

 «Ho preso a esempio le vite di mia nonna e mia madre che – se pur non toccate da grandi dolori – guardavano sempre il bicchiere mezzo pieno. Non potevo lasciarmi affogare, e in maniera piuttosto naturale ho trovato la forza di risalire a galla e respirare. Sono innamorata della vita, e gli affetti sono l’unica cosa per la quale vale la pena viverla».

Sei forte.

«Accanto ad Angelo potevo sembrare debole perché lui aveva una personalità molto decisa. I primi anni insieme sono stati di conflitto, perché le nostre due personalità si scontravano. Ognuno voleva seguire la propria strada. Avevo fondato il primo istituto di ricerca di mercato del Sud Italia. Ero la classica ragazza in carriera travolta dagli impegni, ma ho deciso di lasciare tutto e di farmi trascinare nel mondo di Angelo. Ho iniziato così a occuparmi di lui e dell’organizzazione dei suoi eventi».

Non l’hai mai vissuto come una rinuncia?

«No, perché sono stata molto felice. Mi sono sperimentata in un lavoro nuovo che mi ha riservato grandi soddisfazioni. Un giorno gli dissi: “Angelo, abbiamo fatto una battaglia e tu hai vinto” e lui ha risposto: “Laura, abbiamo fatto una battaglia e tu mi hai lasciato credere di aver vinto”. La mia felicità era frutto della consapevolezza di aver accanto una persona con delle doti uniche, di talento».

Dopo la sua morte, hai scelto di far rivivere Angelo in maniera diversa.

«Ho iniziato sfruttando il brevetto, che è spesso una prerogativa maschile, per portare con me in volo donne vittime di esperienze difficili e donne protagoniste di traguardi umani e professionali, permettendo loro di liberarsi in volo per vedere il mondo da una prospettiva inedita».

Hai racconto le avventure in un libro.

«Sì, perché le loro vicende mi sono entrare dentro, premendo per essere raccontate. Ti confesso che più la storia era dura e più è stato emozionante librarsi in volo. Si è creato tra me e loro un legame fortissimo, saldato dall’esigenza primaria di archiviare insieme nostre singole sofferenze».

Ad Angelo hai intitolato anche una Fondazione.

«In Angelo non vedo il passato, ma un futuro che cresce, di rinfresca, si rinnova, scorga e continua a entusiasmarmi e a ispirarmi. La “Fondazione Angelo d’Arrigo” è nata dopo la sua morte perché sono stata invasa da messaggi, provenienti da ogni parte del mondo, che mi chiedevano di non chiudere il sito internet perché attraverso l’esperienza di Angelo erano riusciti a evolversi, a crederei se stessi, a realizzare dei sogni. La Fondazione porta il suo nome, ma manda avanti soprattutto il suo messaggio affinché sia da esempio a tante altre persone».

Stai lavorando a un progetto molto importante dedicato ad Angelo.

«Sì, ma per il momento non posso dire altro. Riguarderà ovviamente le pulsioni tra cielo e terra, e l’ambivalenza tra l’amore ancestrale e quello umano e concreto. Sarà una cosa molto bella che toccherà i cuori di tutti».

L’esperienza di Angelo d’Arrigo non è stata vana. Oggi sei serena?

«Riprendere il quotidiano quando la persona che ami e il padre dei tuoi figli scompare non è mai facile. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Grazie alla natura e a quella magnifica sensazione di farne parte – che avverto principalmente quando volo o vado a sciare sull’Etna – ho iniziato a vedere le cose con un sano distacco. Sono entrata in una nuova dimensione, in cui Angelo è presente. Sempre e per sempre».

Domenico Marcella

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