attualita

Il promemoria del Papa

Marco Tarquinio
Pubblicato il 30-11--0001

Capovolgere le parole più amare e dure, prendersi cura delle vite intossicate dalle miserie e dai risentimenti, far correre nelle vene dell’umanità la bontà , che è sempre dono di Dio, e radicarla in questo mondo. Questo significa essere “contagiosi” secondo la felice logica del Papa, che è quella della gioia del buon annuncio, dell’Evangelii Gaudium. E devo dire che il fulminante pro-memoria che – per i lettori di queste pagine, e per ogni altra persona di buona vita e di buona volontà – viene compilato da Francesco è davvero prezioso, e addirittura irresistibile.


Se lo teniamo a mente, se siamo capaci anche solo di concepirla l’alluvione di bene che il Papa ci fa vedere e desiderare, ecco che essa comincia. Invade e cambia la nostra vita e, poco a poco, dipende anche da noi ma non solo da noi, invade e cambia tutte le vite che tocchiamo o anche solo sfioriamo lungo il corso dei giorni. A qualcuno tutto questo può sembrare solo poesia. Un po’, poesia, lo è. Ed è bene che sia così. Perché è la poesia che accende la sete del buono e del bello e incide parole di giustizia e di pace  nel cuore e nella testa degli uomini e delle donne.

Ma non è soltanto poesia, perché è anche e soprattutto storia: storia del mondo, storia della salvezza. E chi si affaccia da lettore proprio qui, proprio oggi, lo sa assai bene perché il Santo di Assisi, il primo e amatissimo di nome Francesco , ha contribuito potentemente a inoculare lo straordinario virus del “buon contagio” nella vicenda del suo tempo e ininterrottamente, poi, di quelli successivi, sino a questo preciso momento. È poesia, dunque, la consapevolezza che il Papa ci trasmette, è storia, ed è pura cronaca. In un mondo segnato da ferite nuove e da cicatrici antiche eppure mai chiuse del tutto, il bene c’è, il buono abbonda, la bontà contagia. Bisogna decidersi a vederlo, a riconoscerlo, a rispettarlo.


Chi fa il mio mestiere di cronista sa perfettamente come stanno le cose, anche se spesso per pigrizia o per malizia si guarda accuratamente dall’ammetterlo, ed evita di farlo sapere. Anzi, qui in Italia, quelli che confezionano i giornali il più delle volte fanno letteralmente di tutto per soverchiare di nero il bene che pure accade e per riempire di oscurità l’attesa della nostra gente. Ma questo non cambia la realtà, la fa più desolata e brutta. E, allora, ha proprio ragione il Papa: abbiamo bisogno di vivere una santa ribellione di bene. Luminosa come lo sguardo di un bambino. Entusiasta come il grazie di un piccolo davanti a un dono inatteso e indimenticabile. Contagiosa come l’Amore da cui tutti proveniamo e che non possiamo a fare a meno di continuare e di condividere.

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