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Il monito ai potenti di Francesco: scegliete la pace

Paolo Rodari
Pubblicato il 20-04-2018

Un richiamo ai potenti del mondo perché scelgano la pace e non la guerra, al Mediterraneo, “storico bacino di civiltà”, affinché “non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente”. Insieme, un monito dedicato alla Chiesa affinché “non s’accodi ai potenti né cerchi privilegi”.

Papa Francesco arriva in Puglia e sceglie, nella terra dove ha vissuto ed è morto don Tonino Bello – prete e vescovo ritenuto “scomodo” per paradosso a motivo della radicalità con la quale ha vissuto il messaggio evangelico, profeta della pace che marciò a Comiso contro l’installazione dei missili e a Sarajevo nella città assediata – di offrire un suo messaggio di pace in scia agli insegnamenti dello stesso sacerdote pugliese.

“Se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra”, dice il Papa. Che ricorda anche come “la pace si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione”. Don Tonino Bello fu profeta dentro e fuori la Chiesa. Scelse la rinuncia ai segni esteriori del potere generando anche qualche malumore fra le gerarchie. Ma, ricorda il Papa, occorre rifuggire dalla “tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda”. Il Vangelo, infatti - don Tonino lo ricordava spesso a Natale e a Pasqua – “chiama a una vita spesso scomoda, perché chi segue Gesù ama i poveri e gli umili. E ancora: i “poveri sono la vera ricchezza della Chiesa”. Infatti, “una Chiesa che ha a cuore i poveri rimane sempre sintonizzata sul canale di Dio, non perde mai la frequenza del Vangelo e sente di dover tornare all’essenziale per professare con coerenza che il Signore è l'unico vero bene”.

Francesco descrive don Tonino Bello come un vescovo molto diverso dagli altri pastori. “Don Tonino – dice il Papa – non lo faceva certo per convenienza o per ricerca di consensi, ma mosso dall’esempio del Signore. Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto lui. Don Tonino capiva i poveri, perché capiva sua mamma. I poveri sono realmente ricchezza della Chiesa”, dice ancora il Papa. “In questa terra, Antonio nacque Tonino e divenne don Tonino. Questo nome, semplice e familiare, che leggiamo sulla sua tomba, ci parla ancora. Racconta il suo desiderio di farsi piccolo per essere vicino, di accorciare le distanze, di offrire una mano tesa. Invita all'apertura semplice e genuina del Vangelo. Don Tonino l'ha tanto raccomandata, lasciandola in eredità ai suoi sacerdoti. Diceva: ‘Amiamo il mondo. Vogliamogli bene. Prendiamolo sotto braccio. Usiamogli misericordia. Non opponiamogli sempre di fronte i rigori della legge se non li abbiamo temperati prima con dosi di tenerezza’”.

Queste parole, sottolinea Francesco, “rivelano il desiderio di una Chiesa per il mondo: non mondana, ma per il mondo. Una Chiesa monda di autoreferenzialità ed estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé”.

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