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Il freddo riscalda il cuore

Mario Scelzo storiedibuonenotizie.blogspot.it
Pubblicato il 28-02-2018

E’ passata la mezzanotte, ho da poco finito di cenare e sono stanco, ma preferisco fissare le sensazioni che mi ha lasciato questa serata, che ho passato distribuendo coperte ed abiti invernali in compagnia di tanti studenti della Università Cattolica di Roma.

Andiamo con ordine. La neve a Roma è uno spettacolo, un evento di una bellezza rara che accende la fantasia di grandi e piccini. Passati però i momenti di spensieratezza, sorgono i problemi: quelli ordinari e risolvibili di chi, come me e molti altri romani, non è riuscito ad andare al lavoro ed ha avuto difficoltà negli spostamenti a causa della neve ma comunque sa di avere un letto comodo ed una casa accogliente, quelli straordinari e purtroppo spesso senza alcuna risposta di chi una casa non ce l’ha.

Diranno i lettori, a risolvere i problemi dei cittadini (“normali” e senza fissa dimora) ci pensa l’amministrazione comunale. Non mi dilungo, sottolineo solo che nonostante i ripetuti allarmi metereologici, la Sindaca è partita per il Messico. Il Comune ha messo a disposizione alcuni rifugi provvisori ma con una capienza del tutto insufficiente. Se il “Sistema di Accoglienza” ha retto, è grazie alla rete del volontariato e dell’associazionismo che ogni giorno è attiva e che in questi giorni ha raddoppiato i propri sforzi.

Sono Mario un volontario della Comunità di Sant’Egidio e nello specifico ogni Martedì sera mi reco alla Stazione Tiburtina, dove insieme ad altri volontari portiamo cena, bibite e coperte. Come ho scritto altre volte, se è importante consegnare il panino, lo è ancor di più fermarsi a guardare negli occhi la persona a cui lo consegni. La distribuzione è un momento di amicizia e condivisione, è uno dei rari momenti in cui gli “invisibili” si mostrano visibili coi loro sentimenti. Potrei fare mille esempi, cito solo Paul, nome di fantasia, che ogni Martedì aspetta la sua “volontaria preferita”, Maria Rosaria, la “luce dei suoi occhi”. Tra una battuta sul tempo, una sulle sconfitte della Roma, una sul Festival di Sanremo, la serata scorre più veloce.

Per farla breve, la Comunità di Sant’Egidio in questa settimana di grande gelo ha mobilitato tutte le proprie forze, ed una enorme mano è arrivata stasera dagli studenti universitari della Cattolica (per i romani, quelli del Gemelli per capirci). Ho accompagnato, in quanto “padrone di casa”, circa 20 studenti (quasi tutti fuorisede, Roma è una Città che insegna ad essere solidali) i quali non solo per venire hanno sfidato il freddo ed i trasporti paralizzati (per la verità, anche nei giorni senza neve non è che i trasporti a Roma siano il massimo, cara Virginia), ma avevano anche nei giorni precedenti raccolto sciarpe, guanti e coperte da distribuire a chi vive per strada.

Da segnalare che alla distribuzione hanno partecipato alcuni ospiti della Villetta della Misericordia, una struttura di accoglienza notturna gestita in collaborazione dal Gemelli e da Sant’Egidio. Come spesso accade a Sant’Egidio, chi aiuta si confonde con chi è aiutato, non è facile distinguere il volontario dal beneficiario del suo aiuto. In pochi minuti abbiamo distribuito coperte, maglioni, versato thè caldo, alcuni sono andati sotto i cavalcavia più oscuri per raggiungere davvero tutti. La strada poi è ricca di sorprese, oltre a noi c’erano ben due associazioni a distribuire la cena stasera, una che viene tutti i lunedì, una “improvvisata”. Ecco, per concludere questa breve riflessione notturna, a Roma esiste una bella e diffusa rete del volontariato (cresciuta in questi anni anche grazie all’esempio di Papa Francesco), un tessuto spesso ma allo stesso tempo inclusivo, capace di accogliere le richieste dei tanti magari non “volontari abituali” che però desiderano compiere del bene durante questi “grandi eventi”.

Il mio auspicio è che, passata la tempesta, possa permanere attivo nella cittadinanza questo clima di “Solidarietà Permanente”, capace di portare aiuto a chi soffre, ed allo stesso tempo di allargare il cuore a chi dona il proprio tempo. Son convinto che tutti noi che eravamo stasera alla Stazione Tiburtina siamo tornati a casa stanchi ed infreddoliti, ma felici ed appagati per aver fatto qualcosa di buono.

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