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Iacomini Unicef: Il giorno dopo, un libro per sensibilizzare i cuori

Redazione online Barbara Marconi - Facebook
Pubblicato il 26-04-2017

Chi si aspetta da “Il Giorno Dopo” un romanzo incentrato sul volontariato, sui racconti e le testimonianze di un’attivista italiano nei campi profughi di Siria, Libano e Giordania rimarrà spiazzato.

 L’opera prima di Andrea Iacomini, giornalista e portavoce di UNICEF Italia, è un racconto semi- autobiografico sui sogni, le speranze e, soprattutto, le delusioni di Enrico: protagonista ed alter- ego dell’autore. Sotto la maschera di Enrico, Iacomini racconta la sua vita, si svela, si mette a nudo di fronte al lettore. Dall’educazione ricevuta in famiglia fra l’enorme passione politica del padre e l’incitamento allo studio della madre all’arrivo a Roma e le prime esperienze politiche nei corpi giovanili. Poi le difficoltà con gli studi, il dividersi fra università e impegni politici, le delusioni sentimentali, l’ansia e gli attacchi di panico fino al crollo della fede nella politica italiana, il cambiamento, la scelta di una vita dedicata agli ultimi.

 Prima di mostrarci le condizioni di “vita” dei profughi nei centri di accoglienza, Enrico racconta, mediante le differenti esperienze nella capitale, la Roma degli anni 80 e 90, i vari scenari politici, dalla fine della DC all’avvento dell’era berlusconiana. Uno spaccato dell’Italia di quei tempi che oggi conosciamo, a malincuore, fin troppo bene. L’Italia dove un giovane attivista con sani ideali viene inglobato, assorbito da quell’ambiente spietato e corrotto (dove si procede a strette di mano segrete e taciti accordi o solo se si è“ figli di” ) fino ad esserne annullato. Un ambiente dal quale è impossibile uscire se non a patto di terribili conseguenze, come la crisi d’identità e i frequenti attacchi di panico.

 «Senza risposte arriva l’ansia e con l’ansia arrivano gli attacchi di panico. Tutto ciò che non espelli, che tieni dentro, che mortifichi e schiacci tra la mente e il cuore da qualche parte deve pur uscire. – scrive l’autore – A me la paura di scegliere e di decidere, di seguire una strada piuttosto che un’altra […]anche la paura di vede soffrire per colpa mia è sfociata in un fenomeno diffusissimo: gli attacchi di panico.» Poi il libro prende una svolta improvvisa, dopo le vicende personali di Enrico/Iacomini ecco arrivare i campi profughi di Giordania e Kurdistan, la Siria con la sua guerra civile e l’enorme numero di morti, le scarse condizioni igieniche miste a caldo e mancanza d’acqua, il continuo bisogno di cibo e strumenti di soccorso sanitario.

Qui Enrico compirà il suo percorso di formazione, conoscendo persino l’amore della sua vita, Iman, giovane volontaria siriana, che gli insegnerà il segreto del “giorno dopo”: «Avremo sempre un giorno dopo, quello in cui poter cambiare vita, quello in cui ciò che va male può trasformarsi in bene, quello che cambia le cose, che ti mette a soqquadro l’esistenza». In conclusione quella di Andrea Iacomini è un’opera di sensibilizzazione fondamentale, iniziata molto prima di questo libro, nel 2008 appena approdato in UNICEF. Della crisi in Siria molti hanno parlato senza aver, quasi mai, messo piede sul territorio come spesso ha sottolineato l’autore: «Sulla guerra siriana oggi chiunque sembra avere qualcosa da dire: si costruiscono campagne elettorali equivocando tra rifugiati, clandestini e terroristi; e si parla in termini di ‘invasione’ di fronte a numeri che in realtà sono risibili. Noi abbiamo iniziato a parlarne quando per l’opinione pubblica questo conflitto era poco più che una scaramuccia mediorientale: ben prima della presa di Mosul, abbiamo assistito all’ascesa dell’Isis e al ritrovamento delle prime fosse comuni; e abbiamo sempre sostenuto che la comunità internazionale dovesse fare qualcosa a riguardo».


Poi Iacomini chiarisce che: «È anche per questo che nasce il mio libro. Per non lasciare, cioè, che a raccontare questa crisi continuino a essere uomini e donne che in Siria, spesso, non ci hanno mai messo piede. Durante le presentazioni, capita sovente di finire a discutere di dati e cifre, più che del romanzo: ad esempio di come la maggior parte dei profughi siriani abbiano trovato rifugio nei paesi confinanti, le cui richieste d’aiuto abbiamo per troppo tempo ignorato. Il Libano oggi ospita quasi due milioni di rifugiati, a fronte di una popolazione autoctona di quattro milioni di persone: l’Italia ne conta poco più di 200 mila con sessanta milioni di cittadini. È da queste distorsioni che bisogna ripartire». (Marco Martellini)

Il Giorno Dopo – Andrea Iacomini; Edizioni Ponte Sisto 2016; pp. 206

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