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Gorbaciov ad Assisi, la religione non è l’oppio dei popoli

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

È arrivato in incognito ad Assisi come un pellegrino qualsiasi, Michail Gorbaciov, il 15 marzo 2008, e ha varcato il portone della Basilica di San Francesco. Chissà quanti «personaggi » entrano nella nostra Basilica senza dire niente a nessuno, senza farsi notare, come veri pellegrini, e poi escono dopo aver percorso in qualche metro uno straordinario viaggio di spiritualità – di fede, per moltissimi – e di cultura!

Fu un frate spagnolo, padre Antonio Ruiz, di servizio nella Basilica, ad accorgersi quel giorno della presenza nella chiesa dell’ultimo leader sovietico. Chiamò subito padre Miroslavo Anuskevic, lituano, a suo agio con la lingua russa, che avvicinò Gorbaciov. Io ero nella Sala stampa. Mi chiamarono. Poi arrivò anche il Custode, padre Vincenzo Coli, di ritorno da Roma.

Venni colpito dalla semplicità di quest’uomo. Andammo nella cripta, alla tomba di san Francesco, dove lui si

fermò a lungo, in raccoglimento. Poi salimmo alla Basilica superiore, seguendo scena dopo scena il ciclo giottesco della Vita di san Francesco. Padre Miroslavo spiegava i colori e le figure degli affreschi. Davanti alla scena della spoliazione di Francesco – la sua rinuncia al possesso delle cose materiali e la sua scelta della povertà – volle fermarsi qualche secondo in più. Presi in prestito una celebre frase di Erich Fromm per commentargli la rappresentazione: «Qui è il momento della scelta radicale di Francesco fra l’essere o l’avere».

Passeggiammo poi lungo il porticato, infine ci sedemmo nel parlatorio: padre Vincenzo, padre Miroslavo, Gorbaciov e io. Parlammo di tante cose: della Russia, del rapporto fra fede e politica. Gorbaciov espresse un’ammirazione fortissima per san Francesco, dicendo di essere «grato per trovarsi in un luogo così importante non solo per la fede cattolica, ma per tutta l’umanità. La testimonianza di Francesco comunica

una grande tensione di spiritualità». Si disse «affascinato » da san Francesco, sottolineando che «la sua storia è molto più bella dei tempi odierni».

Ci fu un piccolo «giallo» attorno a questa visita. Un quotidiano nazionale, riferendosi al raccoglimento di Gorbaciov davanti alla tomba del Santo, si spinse a parlare addirittura di conversione, titolando Fratello Gorbaciov in preghiera ad Assisi. Quell’articolo venne ripreso da alcuni giornali stranieri. Un madornale malinteso. Quella visita è stata «un motivo di gioia e di speranza», per usare le parole del Custode del Sacro Convento, padre Coli, che ha definito Gorbaciov «un uomo di dialogo, sicuramente».

Qualche giorno dopo, Gorbaciov andò a Torino per il World Political Forum. Aveva ancora dentro di sé le immagini di quella sua visita ad Assisi: «Sono rimasto molto colpito dal gran numero di pellegrini di tutto il mondo che ho visto». Poi tornò sulla sua presunta conversione, dicendo: «Vengo da una famiglia ortodossa e sono battezzato, però sono stato e rimango ateo. Non posso comunque asserire, come i miei predecessori, che la religione è l’oppio dei popoli, la questione è molto più complessa».

Ateo e uomo di dialogo, Gorbaciov. Come quegli uomini di buona volontà che papa Benedetto XVI ha invitato proprio ad Assisi il 27 ottobre 2011 – insieme ai leader delle religioni del mondo – per la Giornata di dialogo, riflessione e preghiera per la pace. Una prima volta, una strada da percorrere in maniera incisiva. Un mio professore di storia e filosofia al liceo – che io stimavo moltissimo – si dichiarava non credente. Un giorno, in un momento di sconforto, si chinò in aula, dicendo: «Mio Dio».

Estratto da Vado da Francesco

Padre Enzo Fortunato

Mondadori


SOVIETICI E FRANCESCANI PER LA PACE

TRATTO DA RIVISTA SAN FRANCESCO PATRONO D’ITALIA N.4 APRILE 1989

 

Sono ormai parecchi anni che i Francescani del Sacro Convento si incontrano con dei sovietici in Assisi prima, e nell’Unione Sovietica poi, in fraterna collaborazione per la pace mondiale. Pochi anni dopo il Concilio Vaticano II quattro delegazioni della Chiesa Ortodossa Russa in visita a Roma per un dialogo ecumenico si recarono ad Assisi in pellegrinaggio alla Tomba  di S. Francesco. Due di queste delegazioni erano guidate dal Metropolita Nikodim di Leningrado, mentre la terza e la quarta dall’Arcivescovo Vladimir di Dimitrov, Rettore dell’Accademia Teologica di Zagorsk, e dal Vescovo Crisostomo di Mosca rispettivamente.

Nel 1983 alla fine del Capitolo Generale dei Frati Minori Conventuali tenuto presso il  Sacro Convento i Padri Capitolari inviarono un appello ai capi supremi degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Sovietica pregandoli di lavorare intensamente e con serietà per una pace duratura. Anzi li invitarono a recarsi ad Assisi per discutere insieme  un problema così scottante nella mistica città di S. Francesco. L’idea, anche se sembrava molto azzardata ed utopistica, fu accolta molto positivamente dalle parti interessate, con entusiasmo e con sollievo in tutto il mondo e trovò ampio spazio nei mass media. Da ricordare che l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America non avevano iniziato il dialogo distensivo. Un anno più tardi, nel 1984, due francescani, insieme a due laici, sono partiti da Assisi con un messaggio di pace da consegnare al presidente Reagan presso la Casa Bianca e al presidente Andropov presso il Cremlino. […]

 

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