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Giornata dell’Albinismo: ancora oggi violenze e discriminazioni

Redazione Vatican News
Pubblicato il 13-06-2019

In Tanzania un abitante su 1.400 è albino, mentre in Zimbabwe uno su 1000

Sequestri, uccisioni, mutilazioni. Nella Giornata internazionale dell’albinismo, proclamata dall’Onu nel 2014, è importante soffermarsi sulla situazione di una delle categorie più discriminate e perseguitate di tutto il mondo: le persone albine. Gli atti discriminatori e violenti contro gli albini si manifestano soprattutto in quei paesi in cui la maggioranza della popolazione è di colore. Alla base di tali violenze, c’è la credenza che gli albini siano dotati di poteri soprannaturali o portino sfortuna.

Parti del corpo degli albini utilizzati per riti magici

In alcuni paesi africani, come la Tanzania e il Malawi, le parti del corpo degli albini vengono utilizzate per riti magici perché si pensa che i loro organi possano portare fortuna. La pelle viene commercializzata sul mercato nero a prezzi altissimi e le bambine, spesso, vengono stuprate perché si crede che possano guarire gli uomini malati di Aids. Durante le elezioni in Tanzania nell’ottobre del 2015, si sono verificati massicci attacchi contro gli albini, di cui gli stregoni usavano i corpi per dei riti magici a cui si sottoponevano anche molti politici.

Una Giornata per ricordare le violenze contro gli albini

“Le violenze perpetuate ancora oggi nell’Africa centrale, hanno reso necessaria l’istituzione di questa Giornata”, commenta ai microfoni di Radio Vaticana Italia Elisa Tronconi, presidentessa di Albinit, associazione di promozione sociale attiva dal 2008 e formata da un gruppo di volontari coinvolti nelle problematiche dell’albinismo.

Come arginare il problema

“È importante portare avanti campagne di sensibilizzazione rispetto ad una condizione genetica che determina il modo di vivere delle persone affette da albinismo, - prosegue Tronconi. – Soprattutto i bambini e gli adolescenti che possono avere difficoltà d’inclusione. Albinism si occupa di informare e formare scuole e famiglie sulle condizioni genetiche di queste persone, partendo dalla prima fascia d’età. Uno dei metodi utilizzati è la diffusione d’immagini di persone che si trovano in questa condizione: tutto ciò aiuta a non vivere questa diversità visiva in modo discriminatorio”.

La situazione in Italia

“Anche se non paragonabile minimamente alla situazione africana, anche in occidente e, nello specifico in Italia, c’è ancora molto da fare per eliminare fenomeni discriminatori nei confronti degli albini – continua Tronconi –. Essere albini non è una malattia, ma una condizione che rende le persone diverse dagli altri per alcuni aspetti che non vanno sottovalutati, tra questi l’essere ipovedenti che non permette a chi è albino di svolgere determinate attività”. “Per questo – conclude la presidentessa di Albinism – c’è bisogno di dialogo con i pediatri e con le famiglie ma soprattutto di formazione nelle scuole, affinché la condizione di albinismo non diventi un fattore discriminatorio per quanto riguarda l’apprendimento”.


Chiara Capuani - Vatican News

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