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Francesco spera di poter andare in Sud Sudan

Andrea Gagliarducci EPA/ALESSANDRA TARANTINO
Pubblicato il 17-03-2019

Per la prima volta, Papa Francesco aggiunge ai documenti in dono ai capi di Stato che gli vanno a fare visita la Dichiarazione sulla Fratellanza Umana, firmata negli Emirati Arabi Uniti con il Grande Imam di al Azhar al Tayib. Lo fa incontrando il presidente del Sud Sudan Salva Kiir Mayardit, al quale rinnova l’auspicio di poter compiere un viaggio nel Paese, desiderato ormai da tempo dal Papa.

 

Il presidente è per la prima volta in udienza da Papa Francesco. Arriva con un attendente che gli porta il cappello, il suo passato da attivista per la liberazione del Sud Sudan e una delegazione di 11 persone, tra cui il sottosegretario alla presidenza ei l ministro degli Esteri.

 

L’incontro con il Papa è un momento emozionante, per l’ex militare, che bacia per due volte la mano del pontefice. Il colloquio riservato tra i due dura 21 minuti, con l’aiuto di un interprete.

 

Poi, lo scambio dei doni. Ed è lì che Papa Francesco, per la prima volta, aggiunge il documento sulla Fratellanza Umana ai quattro volumi che regala di solito (l’enciclica Laudato Si, le esortazioni Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia e Gaudete et exsultate) e al messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, che firma personalmente per i capi di Stato. In più, il papa ha regalato il medaglione della pace. “Questo – ha detto – rappresenta l’unione. È scritto: ricerca ciò che unisce, supera ciò che divide”.

 

Papa Francesco ha ascoltato con attenzione il presidente, e al termine dell’udienza c’erano sulla sua scrivania una pagina e mezza di appunti presi a mano. Il Papa ha guardato con attenzione al Sud Sudan, tanto da aver pensato persino di farvi un viaggio apostolico insieme all’arcivescovo Justin Welby, primate della Chiesa Anglicana. Il viaggio non si è mai concretizzato per ragioni di sicurezza.

 

Il presidente Kiir ha firmato lo scorso 12 settembre il “Revitalised agreement on the resolution of conflict in South Sudan” con l’ex vicepresidente Rick Machar, leader dei ribelli. L’accordo è stato criticato dai vescovi del Sud Sudan perché “il modello di condivisione del potere incoraggia le parti a contrattare posti e percentuali di potere”.

 

 È stata di recente aperta una nunziatura in Sud Sudan, che attende un nunzio, ma ha già un incaricato d’affari residente. Fino a quest’anno, il nunzio in Kenya aveva anche l’incarico di rappresentare la Santa Sede nel Sud Sudan.

 

Il primo passo per lo stabilimento di una nunziatura nel Paese devastato dal 2013 da una guerra civile era stato annunciato a giugno 2018. dalla Conferenza Episcopale del Sud Sudan. Il Papa ha dato il suo consenso alla nomina di Monsignor Marco Kedima, della diocesi di Kakamega in Kenya, come Consigliere della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan.

 

Santa Sede e Sud Sudan hanno relazioni diplomatiche a partire dal 2013, due anni dopo che il Paese ha ottenuto l’indipendenza.

 

Dopo l’udienza con Papa Francesco, il presidente Kiir ha avuto un incontro con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano.

 

“Nel corso dei cordiali colloqui – si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede - sono state evidenziate le buone relazioni bilaterali, nonché il contributo della Chiesa cattolica nell’ambito educativo e sanitario e nel processo di riconciliazione e di ricostruzione della Nazione”.

 

Si è parlato anche delle questioni concernenti l’attuazione dell’accordo raggiunto recentemente dai diversi attori politici, in vista della soluzione definitiva dei conflitti, del ritorno dei profughi e degli sfollati nonché dello sviluppo integrale del Paese”.

 

La Sala Stampa sottolinea che Papa Francesco “ha espresso il desiderio che si verifichino le condizioni di una Sua possibile visita in Sud Sudan, come segno di vicinanza alla popolazione e di incoraggiamento al processo di pace”. ACI STAMPA


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