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Francesco e i processi irreversibili per la Chiesa, colloquio Padre Enzo-Damilano

Emiliano Amato Mauro Berti
Pubblicato il 15-09-2017

Nella seconda giornata de Il Cortile di Francesco, tra Padre Enzo Fortunato e il vicedirettore de L’Espresso Marco Damilano colloqui sulla straordinaria figura di Papa Francesco. Ad animare il dibattito Angelo Chiorazzo che parte subito dalle emozioni che questo pontefice “venuto dalla fine del mondo” ha provocato sin dalla sua prima uscita dalla loggia di San Pietro la sera del 13 marzo del 2013. Padre Enzo fu il primo ad percepire che “qualcosa di francescano” sarebbe accaduto. E non fu un azzardo l’intuizione che proprio la scelta del nome sarebbe stata quella di Francesco. Durante il conclave il portavoce del Sacro Convento, lo dichiarò persino a Il Fatto Quotidiano. Era l’auspicio di tutta la grande famiglia francescana di Assisi. «Oggi Papa Francesco sintetizza il crisma francescano, uomo di pace, mante dei poveri, rispettoso del creato». E quando si parla della fine inaspettata del pontificato del suo predecessore, Damilano spiega:«Fu la prova della fragilità di una struttura. Benedetto XVI parlò di una fragilità fisica ma spirituale della Chiesa che richiede un terapia choc. Ci voleva una figura eccezionale, non una scelta di continuità». E sulla situazione attuale in Vaticano aggiunge: «Non si esclude che questo pontificato abbia problemi interni, una struttura difficile da riformare. Ci sono molti ostacoli e difficoltà su cui il Papa sembra “volare” (non sorvolare) ma ai fedeli e al mondo spesse volte non arriva l’effetto del cambiamento del messaggio».

«I nuovi movimenti politici del XXI secolo si costruiscono sulle paure per combatterla. La Chiesa è l’unica agenzia capace di portare un messaggio diverso dalla paura ma ha bisogno di cambiamenti al suo interno» conclude Damilano.

«Da una chiesa che ballava il valzer a una che balla il tango». La comparazione di Padre Enzo Fortunato non si limita all’ immagine identitaria dell’Argentina.

«Il tango ha tre regole – spiega – lo si può ballare in spazi stretti perchè non fa larghe circonferenze, non si può tornare indietro e l’abbraccio nel tango non è paritario, è asimmetrico. Quando Papa Francesco chiama Putin per bloccare gli attacchi in Siria sceglie uno spazio d’azione stretto; il Pontefice non è preoccupato delle riforme della Curia perché sta avviando processi irreversibili nella Chiesa, i processi evangelici». «Avete visto la fotografia del nuovo collegio cardinalizio? – chiede alla platea – I prossimi chiamati ad eleggere il Papa provengono da città sconosciute. Immaginate il prossimo Papa in limousine? Ecco, il Papa sta mettendo in campo processi irreversibili, da cui non si potrà più tornare indietro».

Sul terzo aspetto: «L’abbraccio con l’Imam d’Egitto e il Papa che dice a Kirill chiamami quando vuoi, ci incontriamo quando e dove vuoi è un segno straordinario, in controtendenza. Oggi la strategia del Vaticano la detta lo Spirito Santo. Chi avrebbe immaginato a Lampedusa il primo viaggio del papale? Il Pontefice mette in crisi i maestri del pensiero.

Sulla questione dell’integrazione dei migranti il direttore della rivista San Francesco Patrono d’Italia, nella aveste di comunicatore, propone una strada: «Se non raccontiamo le storie di disperazione di queste persone non potremmo mai capire fino in fondo la necessità di doverle accogliere tra noi. San Francesco rappresenta l’anima accogliente e inclusiva degli italiani».

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