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Enciclica: con papa Francesco il Creato non è più un concetto astratto

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Proveniente dall'altra parte del globo, da u n a terra in cui l'impegno sul campo dei cattolici è attraversato da stimoli rinnovatori in favore dei più derelitti. Poi la scelta del nome, ispirato al più rivoluzionario santo della nostra storia.

Tanto che, almeno per me, l'apparizione improvvisa di u n gabbiano reale sul comignolo della 
Sistina la sera del Conclave ha fatto pensare a u n a nuova personificazione dello Spirito Santo, non più sotto le specie della bianca colomba evangelica, ma di u n grande e intrepido uccello di m a r e . Ma le sorprese sono esplose alla lettura dell'Enciclica, intitolata, non a caso, al primo verso del Cantico delle Creature. A chi da a n n i si batte per la difesa della natura, hanno entusiasmato, t r a le altre, le parti dell'enciclica che parlano del "creato" non più in termini generici, ma specificando i doveri che l'Uomo ha verso t u t t e le creature affidategli in custodia. 


A iniziare dalle più impercettibili come quelle del terreno alle quali è affidata la 
produzione del cibo e che rappresentano l'assoluta maggioranza della biodiversità del pianeta. Tra i t a n t i argomenti condivisibili nelle affermazioni del Papa, c'è anche difesa del suolo (che in Italia viene cementificato e asfaltato al ritmo di 8 metri quadri al secondo) anche se molto del terreno ancora coltivabile da salvare è purtroppo oppresso da tecniche agricole che privilegiano un uso irresponsabile di sostanze chimiche di sintesi. Le quali, oltre a sterilizzarne la frazione organica che ne garantisce la fertilità, devastano la biodiversità naturale impoverendo irreversibilmente l'agroecosistema e inquinando l'ambiente come l'aumento di malattie legate all'uso di agro farmaci dimostra. Basti pensare alla triste scomparsa dei "coloriti fiori ed nerba" selvatici tanto cari a San Francesco.

Così, nella frenetica corsa a produrre sempre di più, magari sottraendo con le orrende pratiche del langrabbing i terreni a popolazioni native depositarle di pratiche più armoniche con le esigenze locali, si moltiplicano le loro povertà. E, nella morsa di u n modello di sviluppo basato sulla crescita frenetica- ottenuta saccheggiando suolo e sottosuolo, acque e mari, u n a parte dell'umanità soffre ancora la fame, che fa da contraltare al consumismo insensato, ed è flagellata da conflitti molto spesso provocati dalla scarsità di acqua o dall'accaparramento delle risorse. Su t u t t o questo il mondo vede oggi gravare la minaccia di cambiamenti climatici catastrofici, che rischiano di colpire t u t t i , ma maggiormente i più deboli e coloro che nulla h a n n o fatto per provocarli. Ma che possono essere (ancora) evitati. La parola del Pontefice che chiede stili di vita più responsabili e giusti, che chiede di porre fine all'uso dei combustibili fossili in nome di u n Creato prezioso e irripetibile, non può che far bene a u n ' u m a n i t à sempre più disconoscente ed egoista, il cui unico obbiettivo è quello dell'arricchimento e della prevaricazione avida, del t u t t o immemore del messaggio che il Poverello d'Assisi che Papa Francesco ha voluto ricordare e diffondere in maniera davvero "rivoluzionaria". Per la quale t u t t i noi dobbiamo essergli riconoscenti. L'unità - Fulco Pratesi

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