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Elezioni politiche, il 4 marzo sarà battesimo elettorale per i Millennials: le speranze e le illusioni della generazione del "post-tutto"

Mario Scelzo ANSA - ANGELO CARCONI
Pubblicato il 21-02-2018

Come possiamo definire i Millennials? Come si approcciano al voto? Come e se si informano e scelgono chi votare?

Il prossimo 4 Marzo sono chiamati alle urne oltre 47 milioni di italiani, per la precisione 47 milioni di cittadini maggiorenni potranno votare solo per la Camera mentre 43 milioni di over 25 potranno esprimere la preferenza anche per il Senato.



Se per la gran parte del corpo elettorale si tratta di un ritorno alle urne, possiamo parlare di battesimo elettorale per la Generazione Millennials, ovvero i ragazzi e le ragazze nati a cavallo dell’anno 2000. In senso esteso, parliamo di 4-5 milioni di nostri giovani compatrioti che per la prima volta si recheranno nelle aule scolastiche non in quanto studenti ma in quanto elettori. Come possiamo definire i Millennials? Come si approcciano al voto? Come e se si informano e scelgono chi votare? Proviamo a dare alcune risposte.



La generazione dei Baby Boomers (ovvero le persone nate tra il 1945 ed il 1964) è cresciuta in un contesto socioculturale nel quale la politica era il pane quotidiano. Assemblee studentesche, i fermenti del ’68, le lotte sindacali sono elementi che hanno caratterizzato una generazione. Qualche studioso definisce Xennial chi come me è nato a cavallo degli anni ’80, una sorta di generazione di mezzo che ha vissuto il tramonto delle grandi ideologie e visto l’inizio della globalizzazione e la nascita del Web. Tendenzialmente gli Xennial hanno avuto a che fare con la politica, ma con molta meno passione e partecipazione rispetto ai loro genitori.



I Millennials sono “nativi digitali”, sono nati e cresciuti nell’era di Internet e della Globalizzazione. In una famiglia media, il nonno ha visto i primi apparecchi televisivi, il figlio è cresciuto con la televisione e successivamente ha iniziato ad utilizzare internet, il nipote vede l’apparecchio televisivo al massimo come uno schermo al quale collegare il proprio smartphone o sul quale seguire la serie scelta su Netflix o su una delle tante piattaforme on-demand. I Millennials o Generazione Y  partecipano ai flashmob, aspettano l’happy hour, acquistano low cost. Sono youtuber, fashion blogger e instagrammer. Sono consumatori molto attivi, coprano online, sempre ed ovunque. Sono così detti i cosumatori 2.0 o la prima generazione digitale. Sono nati in piena rivoluzione digitale ma vivono durante la più grande crisi economica dalla Depressione degli anni ’30. Raramente guardano un telegiornale o un talk-show, è un evento rarissimo vederli sfogliare un giornale cartaceo, se si informano lo fanno su Internet. Non sanno cosa sia una sezione di partito, se sono particolarmente attenti alla vita politica seguono il profilo twitter o facebook dei loro politici di riferimento.



Ritengo interessanti alcune considerazioni fatte da Enzo Risso, Docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi nonché Direttore Scientifico della Società SWG di Trieste, uno degli istituti di analisi più noto d’Italia:

....I giovani del ‘99 convivono con il senso d’incertezza ed esprimono una visione corta del futuro. Si sentono forti, grazie alle competenze acquisite, ma sono, al contempo, consci che questo non è sufficiente, che per loro, rispetto ai loro genitori, la strada è in salita…….Nati alla fine del secolo breve, gli under20 di oggi, sono diventati adolescenti negli anni della crisi nera e hanno avvertito il peso delle guerre, del terrorismo e la paura di perdere il lavoro che ha aleggiato e, purtroppo, colpito molte famiglie. Per loro la politica è, certamente, disincanto e rabbia, ma è anche strumento per cambiare lo status quo.



…è utile soffermarsi sul firmamento della fiducia dei giovani del ‘99. Una costellazione parca e ristretta, in cui incontriamo, al primo posto, le Forze dell’ordine (69%), seguite dalla magistratura (44%). La Chiesa riveste un ruolo ridotto (39% di fiducia), mentre le stelle più lontane e fredde sono quelle di partiti (9%), sindacati (15%), Confindustria (25%) e banche (26%). Entrando più direttamente nella visione politica che esprimono i giovani del ‘99, ci troviamo di fronte a una deflagrazione post-ideologica dei riferimenti. Un processo che ha generato un interregno politico, in cui l’abbandono dei vecchi ancoraggi non è stato ancora sostituito da nuovi punti di riferimento.



I ragazzi e le ragazze che si apprestano, per la prima volta, ad andare alle urne, non hanno le idee chiare. Metà di loro, il 48,8%, è indeciso o pensa di astenersi (la media nazionale degli indecisi è al 36,3%). Il dato mostra quanto sia difficile, per i ragazzi, orientarsi nella politica di oggi, ma anche la difficoltà dei partiti a dialogare con i segmenti giovanili. I diciottenni che hanno già deciso per chi votare (51,2%), sono orientati, soprattutto, verso i partiti antisistema.

Senza volere da parte mia esprimere preferenze, probabilmente i più giovani hanno mostrato quantomeno interesse per la rottamazione renziana e/o per la “politica del web” del Movimento 5 Stelle, ma senza dilungarsi troppo sia la rottamazione sia la democrazia digitale hanno subito delle importanti battute d’arresto.


Aldilà degli slogan, sembra non esserci da parte di alcun partito una vera attenzione per le problematiche della Generazione dei Millennials, i quali non a caso si sentono “distanti” e poco coinvolti nella vita politica. Il leader ad oggi favorito dai sondaggi, Silvio Berlusconi, faceva politica quando i millennials non erano nati. L’attuale Premier Gentiloni è cresciuto nella Democrazia Cristiana, preistoria per la generazione del ’99.



Speriamo che chiunque vinca le prossime elezioni possa mostrare attenzione ed interesse verso una realtà complessa e variegata, forse disillusa ma capace di suscitare energie positive.


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