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Dove nascono i nobel per la pace

Enzo Fortunato e Alessio Maria Antonielli
Pubblicato il 19-01-2019

Stiamo per atterrare. Dall’oblò dell’aereo il bianco la fa da padrone, è la neve che da giorni sta coprendo tutta Oslo. Ci troviamo nella capitale norvegese con la redazione della rivista per incontrare Olav Njølstad, Segretario Generale dei Nobel per la Pace e direttore dell’Istituto Nobel. Siamo nel “santuario” laico della pace. Ma prima di entrare, attraversando la strada, passiamo davanti al monumento in memoria delle 69 vittime dell’attacco terroristico nel 2011. Anche Oslo, città della Pace, è stata colpita dal terrore ma, come tutte, rinasce.

“Il clima – ci dicono appena arrivati – è stato mite con voi, siamo solo a -7 gradi”, “Solo?” rispondiamo noi. Gli occhi sono rapiti dalla neve, dagli addobbi natalizi, dalle luci: è la magia del Natale che ci circonda e ci fa sembrare tutto più bello. Oslo è una capitale nordeuropea, qui tutto funziona alla perfezione: trasporti, pulizia, strade, accoglienza, immigrati, anche questi infatti sono ben inseriti e si sentono norvegesi.

In questa città idilliaca, così ben organizzata e pulita, alla fine del 1800 Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite, istituisce un premio da assegnare a chi si sporca le mani, combatte ogni giorno rischiando la propria vita nelle trincee dell’Africa, nella miseria dell’India, dell’Egitto, della Birmania, del Bangladesh… o nelle estenuanti trattative dell’america latina per portare serenità dove regna morte, distruzione, miseria, in una parola: guerra. Lui, che era stato chiamato il “mercante di morte” da un giornale che per errore aveva scritto il suo necrologio, per la morte non sua ma di suo fratello. Il titolo lo scosse profondamente e lo fece riflettere sul senso della vita e sul mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli. Istituì il Premio anche per stimolare la ricerca nei campi che illuminano e aiutano l’essere umano a vivere degnamente.

Con questa consapevolezza entriamo nell’Istituto per intervistare Mr. Njølstad. Ci accoglie con un sorriso garbato facendoci entrare nel suo studio senza troppe formalità, come amano fare i norvegesi, a noi piace dire francescanamente. La conversazione che segue l’intervista che ci ha concesso in esclusiva, arricchisce l’incontro. Gli doniamo un libro con le foto di tutti i Nobel che hanno fatto visita a Francesco d’Assisi: rimane sorpreso.

Un gemellaggio sancito dalle persone quello tra Assisi e Oslo che neanche lui si aspettava, in nome della pace. Grandi uomini che ci hanno lasciato espressioni cariche di fratellanza tra i popoli e le nazioni e che avrete modo di conoscere in queste pagine.

Lo stupore ci sorprende quando, dopo l’intervista, entriamo nella sala dove viene annunciato il nome del premiato, lo studio dove si riuniscono i cinque membri nominati dal parlamento norvegese per decidere a chi assegnare il premio, la sala dove tutti i 128 nobel sono riuniti in un unico sguardo grazie alle loro immagini appese alle pareti: Madre Teresa di Calcutta accanto a Gorbaciov, Arafat accanto a Simon Peres, Martin Luther King insieme al fondatore della croce rossa internazionale, Jean Henri Durant, primo a ricevere il premio nel 1901. E ci tornano in mente le parole attribuite a Francesco d’Assisi: “Signore, fa di me uno strumento della tua pace”.

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