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Cronisti minacciati, appello per illuminare le loro inchieste

Redazione online Articolo21
Pubblicato il 12-04-2018

Richiamare l’attenzione delle istituzioni e degli editori sulle vite precarie di molti dei cronisti

Care direttrici e cari direttori,

Avete una grande responsabilità nel dirigere gli organi di informazione nel nostro Paese perché dalla qualità del vostro lavoro dipende la qualità della nostra democrazia. Noi, firmatari di questa lettera aperta, siamo convinti che le mafie sono state e sono sempre pericolose e che se alcuni cronisti sono costretti a vivere sotto scorta è perché altri giornalisti non fanno il loro dovere. Abbiamo deciso di scrivervi ora perché c’è un nostro collega, Paolo Borrometi, che sta vivendo un momento drammatico per la sua e per la nostra vita. Paolo Borrometi è un giornalista precario, collaboratore dell’Agi ed è il direttore della Spia.it, un giornale online della Sicilia Orientale. Al termine di un’indagine che si è conclusa con alcuni provvedimenti restrittivi, la procura antimafia di Catania ha reso pubblico il contenuto di un’intercettazione tra due mafiosi di Pachino, città in provincia di Siracusa, perché diventi operativo l’ordine di uccidere il cronista. Paolo Borrometi è sotto tiro come sono sotto tiro altri 18 giornalisti protetti dallo Stato e tanti altri cronisti che quotidianamente sfidano la morte perché raccontano quello che accade sui loro territori. L’elenco delle minacce è lunghissimo, vogliamo solo ricordarvi l’ennesima intimidazione alla collega di Repubblica, Federica Angeli, che si è vista recapitare una busta con proiettile, lei che è già sotto protezione per le minacce della mafia di Ostia. Noi siamo convinti che la solidarietà nei confronti di chi subisce le minacce non sia più sufficiente. Il tema delle mafia è scomparso dall’agenda della politica. Chiediamo all’informazione di riportarlo al centro della discussione. Noi, firmatari di questa lettera aperta, chiediamo un impegno concreto a tutte le testate giornalistiche a scrivere, a realizzare inchieste, servizi radiofonici e televisivi, sulla carta stampata e sul web, in quelle terre di mafia che minacciano un giornalista, noi tutti.

Chiediamo inoltre di richiamare l’attenzione delle istituzioni e degli editori sulle vite precarie di molti dei cronisti che fanno ogni giorno il loro dovere senza alcuna forma di tutela contrattuale: precarietà che indebolisce il giornalismo d’inchiesta. Vi proponiamo una settimana, quella che va dal 25 aprile al primo maggio, nella quale sensibilizzare l’opinione pubblica e a metà maggio un incontro pubblico in Sicilia con voi, direttrici e direttori, cittadini e associazioni per discutere dei risultati di questo comune impegno informativo sulle mafie. Paolo Borrometi non può restare solo. Non deve restare solo.

Prime adesioni:

Lirio Abbate, Michele Albanese, Federica Angeli, Dario Barà, Luigi Bruzzano, Floriana Bulfon, Michele Cassano, Don Luigi Ciotti, Vania De Luca (Ucsi), Raffaella Della Morte, Vittorio Di Trapani, Ilaria Fevola, Lorenzo Frigerio, Alessandro Galimberti (Unci), Giuseppe Giulietti, Raffaele Lorusso, Elisa Marincola, (portavoce Articolo 21), Giuseppe F. Mennella, Renato Parascandolo, Sandro Ruotolo, Claudio Silvestri, Paola Spadari, Alberto Spampinato, Giovanni Tizian, Paola Venanzi, Carlo Verna, Imma Laura Viggiano, Vincenzo Vita.


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