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Conversione ecologica

Alex Zanotelli
Pubblicato il 02-07-2018

Il movimento ambientalista riteneva che l’Accordo di Parigi (COP 21-2015) avrebbe finalmente dato una forte spinta per forzare i governi a prendere drastiche misure per scongiurare la catastrofe ecologica

È grave che un problema così impellente come la crisi ecologica non sia al centro del dibattito elettorale nel nostro paese. “Le previsioni catastrofiche – ci ammonisce papa Francesco in Laudato Si’ – non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia”.

Siamo oggi sull’orlo del disastro ecologico. Eppure continuiamo a procedere come se nulla fosse. La colpa è di tutti noi. Primo della politica, oggi prigioniera della lobby degli idro-carburi, poi del movimento ambientalista, oggi più che mai frammentato e indebolito e infine delle comunità cristiane che non hanno ancora colto la sfida lanciata dal Papa in Laudato Si’: la sfida di una ‘conversione ecologica’.

Il movimento ambientalista riteneva che l’Accordo di Parigi (COP 21-2015) avrebbe finalmente dato una forte spinta per forzare i governi a prendere drastiche misure per scongiurare la catastrofe ecologica. Ma purtroppo non ci eravamo accorti che Parigi era il frutto avvelenato delle lobby petrolifere USA, perché è solamente un accordo e non un trattato; inoltre ogni nazione ha la responsabilità di decidere i suoi impegni che non sono vincolanti. Ci eravamo illusi che il movimento avrebbe potuto forzare i governi ad implementare l’accordo: ciò non è avvenuto. L’arrivo poi di Trump, con la decisione di ritirarsi dall’accordo, ha fatto il resto. L’Italia, invece, che ha firmato l’accordo, ha fatto ben poco per metterlo in pratica.

Dobbiamo riconoscere che i partiti italiani, in larga parte, sembrano avere un’unica preoccupazione: la crescita. Eppure sappiamo che una crescita costante e illimitata, sia in economia come nei comfort, è alla base della crisi ecologica. Purtroppo dobbiamo anche riconoscere che il movimento in difesa dell’ambiente si è indebolito e annacquato.

“Col passare degli anni, i movimenti si sono appiattiti sui valori e le ‘leggi’ dell’economia globalizzata – osserva il noto ambientalista Giorgio Nebbia –. Molti sono diventati collaboratori dei governi nelle imprese apparentemente verdi”. In questo indebolimento hanno giocato anche fattori come visibilità, protagonismo, individualismo, ricerca di potere. Solo insieme, credenti e laici, potremo realizzare un grosso movimento popolare per forzare i partiti e il nuovo governo a mettere al centro il problema ecologico. È un compito fondamentale per tutti noi, credenti e laici. Solo insieme ci possiamo salvare.

“L’Accordo di Parigi è totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale – affermano giustamente G. Honty e E. Gudynas di Via Campesina –. La società civile non può restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre questo tipo di accordi e realizzare misure effettive, reali, concrete, contro il cambiamento climatico. Molte saranno costose e dolorose, ma il compito è urgente”. A quando la ‘conversione ecologica’?

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