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Card. Turkson: lotta contro la lebbra, una sfida non ancora vinta

Redazione online Ansa - NYEIN CHAN NAING
Pubblicato il 30-11--0001

Il Morbo di Hansen colpisce ancora oggi popolazioni in varie zone dell’Asia, dell’Africa e del Sud America. Nell’occasione il prefetto del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il card. Peter Turkson, ha scritto un messaggio sul tema “Eradicazione delle lebbra e reinserimento: una sfida non ancora vinta”.


La lebbra, oltre ai gravi problemi di salute e alle mutilazioni, porta con sé un’altra grave condanna: la discriminazione sociale nei confronti di chi ne è colpito, anche dopo la guarigione. La lotta al Morbo di Hansen – afferma il card. Turkson – vede impegnati a livello planetario molti organismi e realtà nazionali e internazionali, con la Chiesa Cattolica in prima linea. Questo – sottolinea il porporato – ha consentito di fare notevoli passi avanti nella cura della malattia, anche se si registrano ancor oggi 200 mila nuovi casi all’anno e, dunque, c’è ancora moltissimo da fare.



Il porporato esorta i leader di tutte le religioni a contribuire nell’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle persone colpite dalla lebbra. Occorre a questo punto operare su due piani: quello sanitario, con nuovi farmaci e migliori strumenti diagnostici, e quello del reinserimento, con politiche sociali che i governi dovrebbero mettere a punto per coinvolgere le persone malate. Bisogna, dunque, restituire a pieno titolo – esorta il card. Turkson – la persona guarita al tessuto sociale originario: la famiglia, la comunità, la scuola e il lavoro.

A questo punto il porporato riprende il passo evangelico della guarigione di un lebbroso operata da Gesù. Il Signore non solo sana la persona, ma la sollecita a presentarsi al sacerdote per il pieno reinserimento nel consorzio umano. E’ forse questo – conclude il messaggio del card. Turkson – il maggior ostacolo per chi è stato segnato dal Morbo di Hansen, ovvero vincere la paura nei confronti di chi porta i segni della malattia simili a marchi di fuoco. Per loro dobbiamo impegnarci a fondo, affinché possano trovare accoglienza, solidarietà e giustizia.




La Chiesa vanta una lunga tradizione di assistenza verso i malati di lebbra, soprattutto nei territori di missione, che si esprime oltre che con le cure mediche e l’assistenza spirituale, anche offrendo loro la possibilità di un reinserimento nella società. Secondo i dati dell’ultimo “Annuario Statistico della Chiesa”, la Chiesa cattolica gestisce nel mondo 612 centri per malati di lebbra. Questa la ripartizione per continente: in Africa 174, in America 43 totale, in Asia 313, in Europa 81 e in Oceania 1. Le nazioni che ospitano il maggior numero di centri per malati di lebbra sono: in Africa: Repubblica Democratica del Congo (27), Madagascar (26), Kenya (21); in America del Nord: Stati Uniti (2); in America centrale: Messico (5), Honduras (2); in America centrale-Antille: Haiti (2) e Rep. Dominicana (2); in America del Sud: Brasile (14), Ecuador (4), Perù (4); in Asia: India (234), Corea (22), Vietnam (15); in Oceania: Papua Nuova Guinea (1); in Europa: Portogallo (63), Germania (16), Belgio (1), Italia (1).

(Giancarlo La Vella - Radio Vaticana)

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