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Cantico delle Creature. La sua storia e come è fatto

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001


Assisi, Fondo antico comunale presso la Biblioteca del Sacro Convento, ms. 338 (sec. XIII).

 

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

Tue so’ le laude la gloria et honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,

et nullu homo ène dignu Te mentovare.

 

Il codice raccoglie scritti di provenienza, tipologie e funzioni diverse e costituisce una sorta di “repertorio canonico, legale, liturgico e ascetico” ad uso dell’Ordine. Contiene una copia, forse la più antica, di alcuni scritti di Frate Francesco, databile agli ultimi anni Quaranta del secolo XIII.

Due i testi più importanti. Il primo è la Regula fratrum Minorum, con la quale Francesco e i frati Minori nelle riunioni capitolari elaborarono un testo che regolasse la loro vita religiosa ispirata agli ideali evangelico-pauperistici. All’elaborazione collaborarono persone esperte e rappresentanti della Sede apostolica, tra cui il cardinale Ugo vescovo d’Ostia e futuro papa Gregorio IX. Venne approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III con la lettera Solet annuere. 

L’altro testo, celeberrimo, è il Cantico delle creature o Cantico di frate Sole: una lode a Dio, che si snoda con intensità e vigore passando in rassegna le sue creature, divenendo così anche un inno alla vita. È una preghiera permeata da una visione positiva della natura, in cui si vede riflessa l’immagine del Creatore, e che sottolinea il senso di fratellanza fra l’uomo e tutto il creato. L’importanza del cantico è data anche dal suo essere la prima opera poetica in lingua volgare umbra: la pagina che abbiamo sotto gli occhi è dunque il vero “punto di partenza” della letteratura italiana.

Nella rubrica introduttiva, in rosso, si indicano le circostanze della stesura: «quas fecit beatus Franciscus ad laudem et honorem Dei cum esset infirmum apud sanctum damianum» (le compose il beato Francesco a lode e onore di Dio quando era infermo presso S. Damiano). 

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