'CANTICO DELLE CREATURE' DI FRANCESCO D'ASSISI, LA BELLEZZA IN MUSICA

Redazione online
Pubblicato il 25-10-2017

A distanza di secoli dalla composizione, il «Cantico delle Creature» di Francesco d'Assisi non cessa di affascinare con la sua bellezza

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria 
e l'honore et onne benedizione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
e nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato si', mi' Signore, 
cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno 
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante 
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si', mi' Signore, 
per sora Luna e le stelle:
in celu l'ai formate 
clarite e preziose e belle.

Laudato si', mi' Signore, 
per frate Vento
e per aere e nubilo 
e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature 
dai sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, 
per sor'Acqua,
la quale è multo utile et humile 
e preziosa e casta.

Laudato si', mi' Signore, 
per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo 
e robustoso e forte.

Laudato si', mi' Signore, 
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi' Signore,
per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengraziate
e serviateli cum grande humilitate.


A distanza di secoli dalla composizione, il «Cantico delle Creature» di Francesco d'Assisi non cessa di affascinare con la sua bellezza, coinvolgere con la sua spiritualità, attrarre per l'importanza storicoletteraria, e generare altre opere d'arte. Molti musicisti del Novecento si sono cimentati con il suo testo, dandone letture diverse (talora drasticamente), ma che contribuiscono a illuminare tratti differenti e caratteristici della poesia francescana; fra loro, tre dei massimi compositori del secolo scorso, ossia Sofia Gubaidulina, Olivier Messiaen e Alfred Schnittke. Si tratta di una scelta significativa: nel secolo in cui la natura è stata più offesa e sfruttata, e in cui la preghiera più raramente ha preso la forma della lode, i musicisti si volgono a un cantico che loda Dio per e attraverso le sue creature. Messiaen inserisce la propria versione all'interno della sua grande opera-capolavoro, il Saint François d'Assise .

 Il cantico viene smembrato e disseminato in diverse scene dell'opera, e viene sempre intonato dal personaggio di Francesco; ciò nonostante il contesto scelto da Messiaen per la declamazione è strettamente legato alla dimensione liturgica, evidenziando con grande profondità teologica le fonti bibliche del testo francescano. Il canto del François di Messiaen si innesta, per esempio, su quello delle lodi mattutine dei frati, e diventa l'erompere di una preghiera che travalica le forme fisse della liturgia, ma nel contempo si nutre di essa e vi si radica profondamente. Nella versione di Schnittke (il Sonnengesang , pochissimo noto ed eseguito) sembra invece che sia la creazione stessa a intonare la lode al Creatore. A livello musicale, tutto il materiale è tratto da un motivo di pochissime note, da cui germina, per accrescimento e per conglomerazione, l'intero brano; le voci si aggiungono via via le une alle altre, riecheggiando la narrazione biblica della Genesi, in cui le creature sono chiamate alla vita in successione, unendosi poi nell'esultanza universale davanti al loro Creatore. La versione della Gubaidulina è la più complessa delle tre, e fu eseguita dal grande violoncellista Mstislav Rostropovic. Come Messiaen, la Gubaidulina opta per la presenza di un solista, benché in questo caso si tratti di uno strumento, il violoncello, anziché della voce umana; come Schnittke, la sua versione coinvolge il coro, che rappresenta la pienezza e l'armonia della creazione.

Cantando all'unisono, il coro simboleggia la concordia nella molteplicità: l'individuo diviene un piccolo universo che, unendosi agli altri individui, costituisce l'intero universo nel suo complesso. Il violoncello, dal canto suo, propone melodie amplissime, che suggeriscono la ricchezza e la profondità di un'esperienza mistica totalizzante e trascinante. In questa versione il testo verbale di Francesco è affidato alla declamazione del coro, che è emozionalmente neutra e nel tono della salmodia; il prepotente ondeggiare emotivo del solista è significativamente strumentale, e quindi senza parole, privo di testo, a simboleggiare l'esperienza mistica inesprimibile e ineffabile del «trasumanar» dantesco. Queste tre versioni musicali del Cantico di Francesco contribuiscono perciò, ognuna a suo modo, a costruire il significato di questa stupenda poesia/preghiera; attraverso la loro musica, la loro spiritualità e sensibilità, tre compositori che hanno vissuto le più grandi tragedie del Novecento (fra cui il nazismo e lo stalinismo) ci mostrano aspetti del Cantico che forse potrebbero sfuggire alla semplice lettura.

 La fecondità del testo francescano continua a fare appello agli uomini e alle donne di oggi, suscitando in ciascuno una risposta diversa, risonanze peculiari, scintille personalissime originali. E l' humilitate con cui il Cantico si conclude diviene il presupposto necessario e sufficiente perché altri artisti arricchiscano di significato un'entità poetica e spirituale che continua a entrare in dialogo con il presente di tante generazioni. (Avvenire)

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