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CAMMINO DI FRANCESCO, ECCO PERCHE' METTERSI IN VIAGGIO

Redazione
Pubblicato il 12-07-2017

Alla domanda su cosa si sia provato durante un viaggio sulla via di Francesco o altri cammini, i pellegrini spesso faticano a trovare le parole per descrivere l'esperienza vissuta. Quando si parte si deve avere chiaro in mente che si sta per vivere un'esperienza molto forte. Tra i cammini più conosciuti, ricordiamo quello di Santiago, quello Francese e quello Portoghese, ma in fortissima crescita è anche il flusso di pellegrini e non solo che tutti gli anni percorrono la via di Francesco.



IL CAMMINO DI FRANCESCO
La via di Francesco è il nome del cammino da intraprendere se si vuole raggiungere Assisi. Percorrendo la parte Nord o Sud della via si attraversano i luoghi storici in cui San Francesco ha predicato e lasciato la sua testimonianza, tra i più conosciuti Gubbio e Spoleto, per arrivare poi ad Assisi, in cui è conservato e venerato il corpo del Santo.
Il flusso globale di pellegrini sui cammini in Umbria nel 2016 (da intendersi come coloro che abbiano fatto almeno 1 tappa di uno dei percorsi da soli o in compagnia degli amici a quattro zampe) si può stimare in circa 15 mila. Le presenze che sono in continua crescita testimoniano la devozione verso San Francesco e l’amore per la natura. Un’esperienza, questa, da vivere con spirito francescano e semplicità proprio perché offre suggestioni ed emozioni a cui è impossibile resistere.



LA CREDENZIALE, IL DIARIO DI VIAGGIO DEL CAMMINATORE

Il pellegrinaggio inizia il suo cammino con la richiesta della credenziale, che è il personale diario di viaggio, dove vengono registrate con un timbro tutte le tappe e le date di ognuna di esse, a testimonianza del percorso svolto. Proprio nella Basilica di San Francesco d’Assisi vi è la Statio Peregrinorum, luogo in cui i pellegrini, accolti dai frati, si recano per aggiornare le loro credenziali e ricevere il timbro della città di San Francesco.
Tra i camminatori di questo percorso, oltre che italiani, si trovano ai primi posti tedeschi, francesi, austriaci e americani. La maggior parte viaggia in gruppo. Il 17% sono pensionati, il 13,35% sono studenti, l’11,32% liberi professionisti, mentre gli impiegati si attestano con il 10% (Dati Statio Peregrinorum Assisi 2016).


GLI ATTESTATI PER NON VEDENTI E AMICI A QUATTRO ZAMPE

Il cammino francescano può essere svolto a piedi, a cavallo o in bici ed è facoltativo nel numero di chilometri da percorrere. Solo una volta percorsi 100km a piedi o 200Km in bici, però, viene rilasciato Il Testimonium Peregrinationis Peractae ad Sanctorum Francisci et Clarae Civitatem, l'attestato religioso che comprova l'avvenuto pellegrinaggio alla tomba di San Francesco in Assisi.  Da poco tempo, in seguito al viaggio intrapreso da alcuni camminatori non vedenti e dai loro accompagnatori, è stato istituito il primo attestato in braille. Dal 2016, invece, un riconoscimento anche per gli “amici a quattro zampe” che sempre più spesso accompagnano i loro padroni.




PERCHE’ METTERSI IN CAMMINO

Il termine peregrino fa pensare a un viandante, colui che non ha una dimora fissa, ma che vive lungo la strada, fuori dalla città ed è diretto verso qualcosa. Non a caso, in latino peregrinus significa straniero e nel mondo cristiano definiva colui che aveva deciso di compiere un viaggio di penitenza o devozione. Il percorso del cammino di Santiago, ad esempio, è una rotta percorsa ininterrottamente fin dal IX° sec., epoca a cui risale la declamazione della scoperta della tomba di San Giacomo il Maggiore.



Oggi, le motivazioni che spingono i pellegrini a intraprendere il cammino sono le più disparate: devozione religiosa, ricerca spirituale, penitenza, passione per la natura. Negli ultimi anni con la forte crescita di popolarità del fenomeno del pellegrinaggio, si è avuto anche un ampliamento del ventaglio di motivazioni che spingono i peregrini a mettersi in viaggio.
Durante il cammino, si deve affrontare una vera e propria sfida fisica, mentale e spirituale. La quantità di chilometri percorsi al giorno varia a seconda di quanto è lungo il percorso che si è deciso di fare, ma anche il più clemente mette a dura prova il corpo con vesciche e cerotti. Per molti camminatori il significato del viaggio è quello di mettersi in gioco fisicamente, mentalmente e spiritualmente. Non è semplice trovarsi da soli immersi nella natura e guardarsi dentro.




Il cammino può anche essere visto come una sosta, un tempo per ricongiungersi con se stessi, lontani dalla vita frenetica di tutti i giorni, magari per riprendersi da una delusione, da un trauma, come nel film "Il cammino per Santiago" in cui il protagonista Thomas Avery percorre la strada con le ceneri del figlio.
Per altri, invece, il cammino è solo un'esperienza diversa, a contatto con la natura, che permette di visitare luoghi magici, lontani da folle di turisti, in economia, semplicità e condivisione. Viaggiatori di questo tipo sono i più giovani: partono con il desiderio di conoscere sul proprio Cammino persone nuove, di ogni nazionalità ed età, che possano arricchire il loro bagaglio culturale e spirituale. (Martina Barili)

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