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Ambiente, sull’orlo del disastro ecologico

Alex Zanotelli Pixabay
Pubblicato il 19-04-2018

Eppure continuiamo a procedere come se nulla fosse. Non abbiamo ancora colto la sfida lanciata da Papa Francesco

“Le previsioni catastrofiche – ci ammonisce papa Francesco in Laudato Si’ – non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia.” Siamo oggi sull’orlo del disastro ecologico. Eppure continuiamo a procedere come se nulla fosse. Non abbiamo ancora colto la sfida lanciata da papa Francesco: la sfida di una ‘conversione ecologica’.

Il movimento ambientalista riteneva che l’Accordo di Parigi (COP 21-2015) avrebbe finalmente dato una forte spinta per forzare i governi a prendere drastiche misure per scongiurare la catastrofe ecologica. Ma purtroppo non ci eravamo accorti che Parigi è solamente un accordo e non un trattato; inoltre ogni nazione ha la responsabilità di decidere i suoi impegni che non sono vincolanti.

Dobbiamo anche riconoscere che il movimento in difesa dell’ambiente si è indebolito e “annacquato”. “Col passare degli anni, i movimenti si sono appiattiti sui valori e le ‘leggi’ dell’economia globalizzata – osserva il noto ambientalista Giorgio Nebbia –. Molti sono diventati collaboratori dei governi nelle imprese apparentemente verdi.” In questo indebolimento hanno giocato anche fattori come visibilità, protagonismo, individualismo, ricerca di potere.

Altrettanto deludente per me è il fatto che dalle comunità cristiane non sia nato un forte impegno ecologico in seguito all’enciclica del Papa, ma che trova difficoltà a essere fatto proprio dai fedeli, forse perché anche preti e vescovi non l’hanno fatto proprio. In questo momento epocale un serio impegno da parte della comunità cristiana potrebbe rafforzare il movimento in difesa dell’ambiente. Solo insieme, credenti e laici, potremo realizzare un grosso movimento popolare per convincere i governi a mettere al centro il problema ecologico.

“L’Accordo di Parigi è totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale – affermano giustamente G. Honty e E. Gudynas di Via Campesina –. La società civile non può restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre questo tipo di accordi e realizzare misure effettive, reali, concrete, contro il cambiamento climatico. Molte saranno costose e dolorose, ma il compito è urgente.” A quando la “conversione ecologica”?

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