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800mila euro per la cultura. Il baby sindaco di Lugo punta sulle arti

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Finalmente. Dopo anni di proclami senza seguito, annunci senza conseguenze e continui sproloqui sulla priorità della cultura, sulla cultura che è il nostro petrolio, sull’Italia che scommette sulla cultura, finalmente c’è qualcuno che prova a trasformare la fuffa in fatti e, sulla cultura, a investire davvero.  

Solo che non è un big della politica nazionale, ma un ragazzo di trent’anni che da due è sindaco di Lugo e che come primo atto della sua amministrazione ha triplicato i fondi per la biblioteca, il museo Baracca e soprattutto il teatro Rossini. Quest’anno a Lugo l’investimento sulla mente sarà di circa 780 mila euro. Visto che la città ha 32.500 abitanti, si tratta in pratica di 24 euro per ogni cittadino. Numeri, per una volta, da Paese civile. 

Il pasdaran della cultura si chiama Davide Ranalli, sindaco dal 9 giugno 2014, 60% al ballottaggio. Inutile dire di che partito: ovviamente piddino, visto che da queste parti il Pci e derivati governano da sempre. Anche renziano? «Della seconda ora. Prima dalemiano e poi “giovane turco”. Ma Renzi mi piace, e spero che vada avanti con la stessa determinazione». Genitori operai, in fabbrica d’estate anche lui per pagarsi gli studi all’Artistico, poi funzionario del partitone, appena indossata la fascia Ranalli ha sorpreso tutti decidendo che la cultura non era quella cosa di cui ci si iniziava a occupare quando si finiva con tutto il resto, ma una priorità. «Anzi, “la” priorità, insieme al sociale». 

Il perché lo spiega nel suo ufficio, nella Rocca estense. Alle pareti, ritratti dell’eroe cittadino Francesco Baracca, di Mazzini, di Mattarella, di Compagnoni (chi, scusi? «Giuseppe, l’inventore del Tricolore, di Lugo anche lui») e anche di Marx e di Gramsci («Un’attualissima nostalgia»). Nella stanza accanto, una specie di santuario rossiniano, perché il papà di Gioachino, Giuseppe Rossini detto «Vivazza», era di Lugo e le prime lezioni di musica il figlio le prese qui, tanto che diceva di sé che «il cigno di Pesaro» era anche «il cignale di Lugo». Fuori, sulla piazza, il fascistissimo monumento a Baracca non stona davanti al quadrilatero tutto botteghe del Pavaglione, la versione barocca e settecentesca di un centro commerciale. 

Allora, sindaco, perché la cultura? «Per due ragioni. Intanto, fuor di retorica, per il valore in sé, perché fa crescere i cittadini, e la qualità di una città non si vede solo da quanto asfalto c’è e da come è tenuto. E poi perché la cultura è anche un volano di sviluppo». Vero: con la cultura si mangia, come ormai hanno capito tutti tranne Tremonti. Però l’aspetto interessante non è solo che un amministratore decida di spendere così i soldi, ma anche che gli amministrati gradiscano. «A parte i soliti leoni da tastiera, che su Facebook mi hanno subito dato del fighetto - dice Ranalli -, mi sembra che i cittadini approvino. Inizia a frequentare teatro e biblioteca anche chi non era mai stato abituato a farlo. La cultura è anche riscatto sociale». I conti sono presto fatti: «Al Rossini, i 480 posti sono sempre tutti esauriti. Di ogni spettacolo di prosa facciamo cinque recite, dunque lo vedono in tutto 2.400 persone, un cittadino su dieci. È molto ma non basta». 

Infatti adesso parte la grande scommessa. Il 5 novembre debutta «Purtimiro» (così, tutto attaccato), un festival di musica barocca con la direzione artistica di Rinaldo Alessandrini, che del barocco musicale è uno dei sommi sacerdoti. Dieci appuntamenti fino al 30 dicembre e bel cartellone, intrigante fin dal titolo: «Pur ti miro, pur ti godo» è il duetto finale dell’«Incoronazione di Poppea» di Monteverdi e, a distanza di tre secoli e mezzo, tuttora il brano più erotico della storia della musica. Il barocco, d’inverno, a Lugo? Funzionerà? «Spero. La musica antica è la più straordinaria novità degli ultimi anni, il Rossini è ideale per eseguirla e stiamo lavorando molto sulla promozione». Insomma, il festival è una scommessa, non un azzardo. E infatti allo studio ce n’è anche un altro, letterario questa volta, da tenere al Pavaglione, «che stiamo restaurando completamente».  

Restano, scusi signor sindaco, un paio di curiosità. Prima: lei razzola come predica, insomma a teatro ci va? «Almeno a una recita per ogni titolo, sempre. E, compatibilmente con gli impegni della mia fidanzata, anche a qualcuna di più. Perché è un dovere istituzionale e perché mi piace». Seconda: le piace anche la musica barocca? «Mah... Io per la verità preferisco Wagner». La stampa - Alberto Mattioli

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