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"Quando, nel mio quartiere di Buenos Aires, suor Antonia mi prese tra le sue braccia..."

Redazione Redazione online
Pubblicato il 06-03-2018

Ero nato da meno di un giorno, quando una giovane novizia delle Piccole Suore dell’Assunzione fondate da padre Stefano Pernet, Antonia, venne a casa nostra, nel quartiere Flores di Buenos Aires, e mi tenne tra le sue braccia. Sono rimasto in contatto con quella suora durante tutta la sua vita, fino a quando è andata in Cielo alcuni anni fa. Ho tanti ricordi legati a queste religiose che come angeli silenziosi entrano nelle case di chi ha bisogno, lavorano con pazienza, accudiscono, aiutano, e poi silenziosamente se ne tornano in convento.


Seguono la loro regola, pregano e poi escono per raggiungere le abitazioni di chi è in difficoltà facendo le infermiere e le governanti, accompagnando i bambini a scuola e preparando loro da mangiare. Mio papà aveva vari compagni di lavoro entrati in Argentina dopo la guerra civile spagnola, ed erano dei mangiapreti. Uno di loro un giorno si è ammalato di una bruttissima infezione. Quell’uomo aveva il corpo coperto di piaghe, soffriva molto. Aveva tre figli e anche la moglie doveva lavorare e dunque rimanere fuori casa per molte ore al giorno. Quando lo hanno saputo, le Piccole suore dell’Assunzione hanno mandato una di loro a casa sua. Ci è andata la superiora, perché era un caso difficile: si sapeva che il collega di mio papà era un convinto anticlericale e che vedeva come fumo negli occhi lo sventolare di qualsiasi tonaca.


La suora disse: «Ci vado io!». Vi lascio immaginare che cosa può aver detto l’uomo a questa religiosa: le parolacce e le invettive più brutte. Ma lei era tranquilla, faceva il suo lavoro, curava le piaghe, portava i bambini a scuola, preparava il pranzo, puliva la casa. Dopo più di un mese quell’uomo è guarito ed è potuto tornare alla sua vita normale e ha ripreso a lavorare. Qualche giorno dopo, mentre usciva dal lavoro insieme ad altri tre o quattro compagni mangiapreti come lui, sono passate per strada due suore.


Uno degli amici ha detto parole brutte contro di loro. Allora il compagno di lavoro di mio papà prima gli ha dato un pugno e poi gli ha detto: «Sui preti e su Dio dì pure tutte le cose che vuoi, ma contro la Madonna e contro le suore niente!». Ci pensate? Era un ateo, un mangiapreti, eppure difendeva le suore. Perché lo faceva? Semplicemente perché aveva conosciuto il volto materno della Chiesa, aveva visto il sorriso della Madonna nel volto di quella superiora, quella suora paziente che lo andava a curare nonostante le sue imprecazioni.


Quella donna consacrata che curava le sue piaghe, faceva la domestica a casa sua, portava i bambini a scuola e andava a riprenderli. Grazie a questo libro, agile ma denso di racconti di vita, si può conoscere l’opera di padre Stefano Pernet, dichiarato venerabile dal mio predecessore san Giovanni Paolo II nel 1983. È una storia fatta di volti, dedizione, gesti di carità, di pura gratuità. Una storia che non ha perso la sua freschezza e la sua attualità.


Anche oggi viviamo in un tempo in cui l’evangelizzazione passa attraverso la testimonianza della vicinanza e della carità. Attraverso la testimonianza del volto misericordioso di Dio. Evangelizzare ci porta anche ad appoggiare la nostra guancia sulla guancia di chi soffre, nel corpo e nello spirito. Con la loro opera nascosta e silenziosa, queste donne consacrate, hanno seguito e seguono l’ispirazione del loro fondatore, che il 7 marzo 1867 nel monastero di Auteuil, disse: «I poveri, quando si ammalano, sono completamente abbandonati, nessuno li assiste.


A tale scopo noi ci siamo offerti al Signore affinché i poveri abbiano una religiosa al capezzale che fornisca l’assistenza materiale. Ma questo non basta alle piccole suore. Vedete, per i tempi in cui viviamo, l’uomo del popolo, gli operai, uomini e donne, spesso sono guastati dalle cattive compagnie, dalle cattive letture e quindi si allontanano da Dio. In questa situazione il prete, anche quando vuole portare sollievo spirituale a chi è ammalato, è visto come uno spauracchio, un messaggero di morte. D’altronde, che può fare se non confortare con le parole? Ma loro non vogliono sentire. Invece delle piccole suore non hanno paura. Con il loro modo garbato di agire sono guardate con riconoscenza, si fidano di loro. Attraverso semplici gesti di pulizia, di medicazione le suore predicano Gesù Cristo meglio di qualsiasi sermone.


Basta la loro presenza. Con pazienza riportano in queste famiglie la preghiera, le abitudini cristiane». Servendo, con pazienza, e confidando soltanto nel Signore, può accadere che i cuori delle persone anche più lontane vengano toccati. Come ci insegna Maria, nostra Madre: l’unica forza capace di conquistare il cuore degli uomini è la tenerezza di Dio. Ciò che incanta e attrae, che apre e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, ma la debolezza onnipotente dell’amore divino: la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia. Quella dolcezza e quella misericordia che padre Pernet ha testimoniato durante tutta la sua vita e che le sue Piccole suore in tanti Paesi del mondo continuano a riverberare.


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