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LA VIA DEL SALE CHE RIDA' IL SORRISO AI TERREMOTATI

Domenico Marcella
Pubblicato il 14-11-2017

Mossi da una sorta di forza sovrumana, e spinti dall’ambizione di ridare il sorriso ai cittadini vittime di quella furia distruttrice, un gruppo di ragazze e ragazzi provenienti dalle vicine Leonessa e Cittareale hanno iniziato a operare

Un sodalizio nato davanti le macerie del brutale sisma che il 24 agosto 2016 ha sconquassato la bellezza dei borghi del reatino, ferendo a morte e in maniera indelebile Accumoli e Amatrice. Mossi da una sorta di forza sovrumana, e spinti dall’ambizione di ridare il sorriso ai cittadini vittime di quella furia distruttrice, un gruppo di ragazze e ragazzi provenienti dalle vicine Leonessa e Cittareale hanno iniziato a operare per scostare il velo della disperazione dalle zone terremotate di quella porzione d’Italia che ha sempre tanto da offrire. Con competenze variegate e percorsi di vita differenti, questi giovani virtuosi hanno fondato La Via del Sale Onlus, una realtà associativa che rievoca la Salaria – la strada costruita dagli antichi romani e utilizzata per il trasporto del sale pastorizio utilizzato dai Sabini per alimentare il gregge – che ancora oggi collega fra loro le comunità dell’entroterra laziale. Eleonora Rossetti, volontaria e responsabile della comunicazione de La Via del Sale Onlus ci racconta la loro missione. 

 

Eleonora, cosa ha rappresentato per te il terremoto? 

Non è stato certo come un incendio che avanza lento, quasi a volerti dare il tempo di metterti in salvo, ma un evento improvviso e violento che ci ha esortato ad agire in fretta. Dopo la paura iniziale, però, si cerca in qualche modo di non soccombere, entrando in un processo di totale consapevolezza. Molti di noi hanno raggiunto subito Amatrice da Leonessa e Cittareale, senza farci tentare dall’idea di rifugiarci comodamente altrove, per iniziare a spalare detriti, scavare tra i calcinacci, tendere una mano agli sfollati, provvedere a recuperare per loro beni di prima necessità e dirottare gli aiuti in un magazzino divenuto centro di smistamento.

 

Nell'èra in cui la nuova generazione viene tacciata di aver mandato al macero i valori, il volontariato giovanile fa sempre un gran bel rumore. 

Si generalizza sempre in maniera alquanto esagerata, è vero. Ma per fortuna non tutti i giovani sono responsabili della cosiddetta crisi dei valori. Ogni singola esperienza in un’associazione di volontariato è una scuola di vita che comporta una continua crescita esistenziale. Ecco perché è importante essere parte attiva in ogni processo umanitario. 

 

Avevi già avuto esperienze simili, prima di questa missione?

No. Io e gli altri ragazzi de La Via del Sale Onlus siamo stati in un certo senso fortunati perché il volontariato è venuto trovarci, facendoci tremare la terra sotto i piedi. Anche se ci scherzo un po’, credo che la vera scossa l’abbiamo data noi, riuscendo a tirare fuori da quel dramma qualcosa di bello e positivo. 

 

 

Oltre alla resilienza, aleggia nell’aria anche un po’ di rabbia? 

Quella sopraggiunge molto più tardi. All’indomani del sisma si pensa esclusivamente alle persone in lacrime giunte a noi con la disperazione nel cuore, che spesso si vergognavano perfino a chiederci un aiuto. Gli anziani, per esempio, avevano bisogno di beni intimi di prima necessità; con estrema discrezione, ci siamo messi a loro completa disposizione riuscendo a venire incontro a tutte le esigenze. All’inizio pensi soltanto a soccorrere, ma a distanza di tempo, davanti alla malinconia e al dolore che persiste, subentra un po’ di rabbia perché le cose sarebbero potute andare diversamente. 

 

In che senso?

Davanti ai tanti ritardi dello Stato è normale sentirsi un po’ presi in giro. Vale per gli sfollati ma anche per i volontari. Noi de La Via del Sale Onlus abbiamo soccorso in svariate situazioni bambini, disabili e anziani – che dovrebbero essere la priorità in un sistema di aiuti – facendo leva soltanto sulle donazioni private che ancora oggi ci permettono di dare speranza ai residenti dei comuni polverizzati dal sisma. Se ancora siamo qui a parlarne è perché qualcosa da parte delle istituzioni non ha funzionato. Fosse andato tutto liscio, di noi non ci sarebbe stato più bisogno. E invece, super-motivati come il primo giorno, ci prepariamo a fronteggiare l’incombere di un altro inverno, e supportare chi necessita di una fonte di calore o addirittura di un alloggio. 

 

Portando sempre avanti il progetto Una casetta per Amatrice? 

 

Sì. A oggi abbiamo consegnato 31 soluzioni abitative temporanee da 30 metri quadri a 110 persone. Fortunatamente, a qualcuno è arrivata la SAE (Soluzione Abitativa in Emergenza) e quindi abbiamo potuto riprendere i moduli e offrirli a chi era ancora sono in lista.

 

Ci racconti dell’emozione che si prova nel consegnare una casa a una famiglia in difficoltà? 

È superlativa. Quando ti trovi davanti a una famiglia con dei bambini che non vedono l’ora di prendere possesso della nuova cameretta il cuore si apre in maniera esagerata. Non saranno delle regge ma sono luoghi caldi, accoglienti e confortevoli che permettono agli sfollati dal sisma di ritrovare la normalità perduta.

 

Parlando di bambini, non possiamo non raccontare di Aurora. 

Un giorno abbiamo ricevuto un sms dell’assistente domiciliare di Aurora, una bambina che versa in condizioni di grave disabilità. Dopo aver perso la casa ad Accumoli a causa del terremoto, Aurora e la sua famiglia sono andati a vivere in una roulotte perché il trasferimento sulla costa, insieme agli altri sfollati, avrebbe compromesso l’assistenza domiciliare a lei riservata. La bambina ha avuto delle serie complicanze a causa delle condizioni abitative non idonee. Verificato che quel che ci era stato raccontato corrispondeva al vero, in brevissimo tempo abbiamo lanciato il progetto Una casa per Aurora. Sembrava una missione impossibile, ma grazie al passaparola e alla generosità degli italiani abbiamo ottenuto un sovrannumero di donazioni che ci ha permesso di offrire alla bambina e alla sua famiglia un alloggio di 66 metri quadri. Sabato 28 ottobre, poche settimane fa, abbiamo finalmente consegnato alla piccola Aurora la sua casa definitiva, antisismica e con la struttura in legno totalmente rivestita. La commozione è stata immensa. 

 

Spendere il proprio tempo in maniera altruista fa bene?

Sì, ma va tutto oltre la gioia e la felicità che, in fondo, sono sensazioni limitate a un lasso di tempo. Il volontariato è un qualcosa di più. Attivarsi, sapendo che quel che fai andrà a beneficio di altri e anche a beneficio tuo – perché stai crescendo per essere utile alla società – è un vero e proprio nutrimento per l’anima. Linfa vitale, per esser precisi. Non credo si possa quantificare questo benessere.

 

Il prossimo sarà il secondo Natale da terremotati per molti cittadini di Amatrice e Accumoli.

La Via del Sale Onlus non li abbandonerà. Continueremo a supportare il territorio anche con l’organizzazione dei cesti di Natale. Un progetto già collaudato lo scorso anno che ha supportato numerose aziende colpite dal sisma. Siamo riusciti attraverso la vendita dei loro prodotti venduti a prezzo di listino a risollevare il tessuto socio-economico delle città colpite. Per far girare nuovamente l’economia, coinvolgeremo altre attività commerciali. 

 

Essere volontari è una virtù?

Forse sì, ma anche un privilegio. 

 

Perché? 

Perché scoprirsi volontari, quando arriva qualcosa a ricordarti che occorre esserlo, senza precipitare in discorsi semplicistici e populisti, ti permette di abbattere ogni inutile sovrastruttura mentale. Il volontariato è il vero segreto per sentirsi costantemente vivi.

 

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