Il dono come compensazione spirituale che si attua immediatamente
La mia esperienza professionale, nei diversi ruoli di responsabilità ricoperti nelle varie aziende in cui ho lavorato, è sempre stata nell'ambito dell'attività commerciale.
Ho notato però anno dopo anno un lento ma costante deterioramento dei rapporti di lavoro dovuto anche alle varie crisi economiche avvenute. Questa ultima che stiamo ancora vivendo penso però sia la più drammatica per le conseguenze e per l'impatto sulle famiglie. Non vorrei essere troppo superficiale nel dire che una tra le tante delle cause principali di questa situazione è data dalla gestione finanziaria e non più industriale delle aziende. Ho visto fior di società crollare sotto il peso di indebitamenti verso le banche a causa della distribuzione di dividendi tra azionisti desiderosi solo di realizzare e monetizzare un investimento in breve tempo e dopo la spartizione del “bottino” dichiarare lo stato di crisi aziendale che solitamente comporta un taglio dei costi e i primi ad essere tagliati sono proprio coloro che hanno contribuito a realizzare fino a poco tempo prima gli utili. Insomma a pagare spesso sono gli ultimi e di questo le cronache ci danno quotidiana evidenza.
Così come è verità il fatto che si fa sempre più netta la distanza tra la ricchezza di pochi e la fatica di molti. L'altro aspetto è che la mancanza di lavoro e la pratica spesso usata delle trattative al massimo ribasso porta le aziende, pur di prendere il lavoro, a offrire prezzi non remunerativi con il risultato che il committente realizza un guadagno immediato che alla lunga poi si tramuta in un costo aggiunto per via del fatto che le aziende falliscono o lasciano i lavori incompiuti per mancanza di risorse. Anche le relazioni interpersonali spesso si tramutano in relazioni di convenienza e quindi a volte false e non connotate da sentimenti più umani di stima reciproca e trasparenza e a volte connotate dal disinteresse nel momento del bisogno qualunque esso sia.
Pur vivendo in questa situazione mi sono chiesto se sia giusto che la vita di ognuno di noi debba essere regolata solo in funzione di cosa guadagno in termini di denaro da una certa operazione o da una certa conoscenza e se questo porta una felicità ed un entusiasmo verso la vita. Tutti dicono che il denaro non è tutto ma che è comunque necessario per andare avanti a vivere in una società così improntata, ma nello stesso tempo tutti condividono che vivere relazioni sane sia arricchente e fondamentale per una convivenza serena e di equilibrio anche psichico. RIPENSO ALLA MIA ESPERIENZA DI VITA Ritengo che sia possibile considerare verosimilmente altri modi di vivere l'economia e il rapporto umano, oltre quello basato sul guadagno sfrenato e l'opportunismo. È partita allora una riflessione che nasce dal concetto che tutto quello che abbiamo non è solo frutto di una nostra capacità di tipo economica, ma ci è anche stato donato . Il dono è gratuito e non sta in una compensazione concreta che viene a seguito di una azione commerciale, ma in una compensazione spirituale che si attua immediatamente.
Nella famiglia per esempio il benessere dell'altro si riflette in benessere proprio ed è quello che i miei genitori mi hanno insegnato: vivere felice nel sapersi accontentare, nella solidarietà, nella condivisione, nell'accoglienza gratuita e nel mettere a disposizione le proprie doti umane e professionali. È partita dalla gioia dello sperimentare questo modo di essere che anche nella mia famiglia è sorto il desiderio profondo di vivere secondo questo stile e di mettere in pratica per quel poco che riuscivamo questa utopia. Abbiamo dialogato molte volte su quali doni noi avessimo da offrire e mettere in comune e dopo molto ricercare, aiutati dall'amicizia di un frate che ci ha seguiti spiritualmente nel nostro cammino di vita, abbiamo cercato di trovare una via nostra di realizzazione di un sogno per cui valesse la pena mettersi in gioco e dedicare la nostra vita. Ecco allora in sintesi la nostra storia più recente.
Abbiamo vissuto per 25 anni in una piccola frazione del comune di San Giuliano Milanese maturando nel cuore il desiderio di restituire al Signore tutti quei doni che Egli ci ha profuso: primo tra tutti una bella famiglia, dei figli splendidi entusiasti della vita, un bel dialogo tra tutti noi e il lavoro che non è mai mancato e ci ha permesso di vivere sempre con dignità. Appena trasferiti a Milano il primo pensiero fu di conoscere il nostro nuovo quartiere, lavorare per renderlo più vivace, portare gioia nella vita locale e lavorare a favore di persone bisognose o socialmente escluse. Viviamo in zona Garibaldi, in pieno centro e vicino alle vie della moda e dei divertimenti serali e notturni come Corso Como. Un quartiere ricco di contraddizioni dove accanto ai locali del divertimento di divi e calciatori molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese e molti ragazzi sono per strada perché non accolti in famiglia o appartenenti a famiglie disgregate. Noi abbiamo visto in loro il Signore a cui restituire i doni ricevuti e così oggi il nostro progetto, che si chiama Qiqajon � nome in ebraico della pianta che diede sollievo al profeta Giona nel suo viaggio verso Ninive �, vede in questa struttura diverse attività.
GIOIA: PRODOTTO DEL VISSUTO BENE Qualcuno può obiettare che la gioia non si produce a piacere; che dipende da fattori di cui non abbiamo un pieno controllo; che siamo determinati anche dalle esperienze della nostra infanzia; tutto vero. Ma aggiungo subito che la si può favorire, e in modo sostanziale, perché la gioia è il sottoprodotto di un'esistenza vissuta bene. La regola è: metti in ordine la tua vita; fa' ogni cosa con attenzione e con passione; unisci indissolubilmente quello che pensi, quello che dici e quello che fai. Al contrario: non è possibile condurre una vita disordinata e sperare di riuscire a essere contenti; non è possibile non fare quello che diciamo di fare agli altri ed essere soddisfatti di noi stessi.
Siamo noi a decidere della nostra vita; dare la colpa a qualcosa di esterno è solo un modo per giustificare noi stessi, per non assumerci la responsabilità di rettificare la nostra vita. Come è possibile tutto questo? Da soli non riusciremmo a sostenere un impatto economico di tale natura, ma con l'aiuto di volontari e altre famiglie che condividono con noi questa impostazione, ciò diventa realtà.
I BUONI ESEMPI Sono in accordo allora con chi sostiene che il valore pedagogico dei buoni esempi è forte, ma non scatta automaticamente. Dovremmo cercare di essere molto più umili e non perdere il contatto con il grande mare dentro cui è immersa l'umanità. Per “diventare maggioranza” e solo così, in realtà, potremmo sperare di salvarci dovremmo comprendere le ragioni profonde che portano gli esseri umani a farsi schiavi inconsapevoli, ma più spesso volontari, di un sistema che produce dosi sempre maggiori di infelicità, angoscia, insicurezza, precarietà, psicopatie.
Lo scorso anno, nel pieno della crisi economica ancora in corso, sono diminuiti i consumi di frutta e verdura, ma non quelli per i telefonini. Per le famiglie diventa più “facile” risparmiare sul “necessario” che non sul “superfluo”. Penso inoltre che come francescani secolari dovremmo avere più coraggio nel proporre ciò che facciamo e nell'allargare il cerchio delle solidarietà, più consapevolezza del fatto che quello che facciamo è importante davvero e rappresenta l'unica via di uscita dalla decadenza e dalla crisi di civiltà che attraversiamo. Dovremmo riuscire a mettere tutti i nostri piccoli, malformati, ma coloratissimi e trasparenti frammenti di buone pratiche dentro un frullatore e farli girare in continuazione offrendo al mondo immagini meravigliose di futuro.
di Luigi Bozzi
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