approfondimenti_francescani

Il dialogo non è mai una perdita di tempo

Edoardo Scognamiglio
Pubblicato il 30-11--0001

Il Santo Padre ha chiarito in modo inequivocabile il suo pensiero, spiegando che “tante volte noi in Chiesa siamo una ditta per fabbricare impedimenti, perché la gente non possa arrivare alla grazia”. Questo è un errore che nasce dall’essere peccatori, anche da parte dei membri della Chiesa cattolica: tante volte, infatti, quando si evangelizza, ha continuato Bergoglio, si vorrebbe, magari per questioni di tempo, che  l’annuncio del Signore fosse standardizzabile. Ma non è così, perché l’opera di evangelizzazione è un’opera individuale, è un dialogo che si deve instaurare con ogni singola persona perché “quella persona è quella che Dio vuole che tu evangelizzi – ha spiegato il Vescovo di Roma –, che tu gli dia la notizia di Gesù è più importante. Ma come è, non come deve essere: come è adesso”.

Questo modo di agire comporta tanto impegno. Per portare l’annuncio del Signore a ogni persona è, dunque, essenziale il dialogo. Il dialogo è lo spazio necessario per la missione: “Non si può evangelizzare senza il dialogo […]. Perché tu devi partire proprio da dove è la persona che deve essere evangelizzata. 


E quanto importante è questo”. Il dialogo con l’altro ci umanizza, crea fiducia, permette di entrare nel vissuto di chi ci sta di fronte, prima ancora di annunciare il Vangelo. Perché è in quella storia, in quel particolare vissuto che il Vangelo può portare luce ed essere accolto con gioia e fiducia.

La Chiesa deve, dunque, essere docile e deve saper instaurare il dialogo con ogni persona, perché non si evangelizza per idee standard ma “si parte da dove loro stanno”, calandosi nella situazione reale e personale di ognuno. Ma soprattutto la Chiesa deve sempre “affidarsi alla grazia” poiché “è più importante la grazia che tutta la burocrazia”.

La critica si fa forte: “Che il Signore ci faccia capire questo”. 

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