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Da Francesco per imparare a vivere e a costruire la pace autentica e duratura

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

di Domenico Paoletti OFMConv/Preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

 
Pace e fraternità sono un binomio indissolubile perché non c’è pace senza fraternità e non c’è fraternità senza pace. Se non si riconosce con cuore grato e pieno di gioia che siamo tutti figli dell’unico Padre celeste e che formiamo un’unica famiglia non si vive in pace e, tantomeno, si può costruire la pace. La fraternità è il fondamento della pace, perché siamo costitutivamente in relazione, e ne è la via perché la relazione fraterna informa, o dovrebbe informare, lo stesso percorso di pace, lo stile, il metodo e la meta.

Papa Bergoglio ha scelto il nome del Santo di Assisi per il richiamo a uno stile di Chiesa povera e per i poveri, guardando al poverello come l’uomo della pace e il custode del creato.

La pace, lo shalom, come somma e pienezza di beni, è l’innata vocazione dell’uomo: in ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale ed esistenziale e coincide con il desiderio di una vita piena e realizzata. Ma cosa impedisce di vivere in pace e di costruire la pace? Senza addentrarci in complesse problematiche, possiamo dire che fondamentalmente la pace viene ostacolata dalla menzogna, ossia dal non riconoscere la verità della persona e della famiglia umana. Contemplando semplicemente il poverello di Assisi, a cui si ispira papa Francesco, costatiamo chiaramente che senza la conversione al Dio vivo e vero, senza la sequela di Gesù Cristo, mai sarebbe diventato fratello universale e profeta di pace autentica.

Basta gettare uno sguardo fugace sulla sua vita per vedere come egli abbia conosciuto la guerra: a vent’anni, nel 1202, partecipa alla battaglia di Collestrada tra Assisi e Perugia e viene fatto prigioniero. È un Francesco giovane che cataloga gli uomini in amici e nemici. Durante la malattia e la crisi che seguirono alla battaglia rivede la sua impostazione di vita e si apre alla ricerca del senso che pian piano gli si fa presente nell’ascolto del Vangelo, nella preghiera e nella comunione ecclesiale. Riconoscendo e amando “Dio Padre nostro”, Francesco riconosce e ama ogni persona come fratello e sorella, diventando pellegrino e messaggero di pace.

Francesco e papa Francesco ci ricordano, con umile stile fraterno e con semplici parole, che la radice della fraternità e della pace risiede nella paternità e nell’amore eterno di Dio. Ed è questo amore accolto che trasforma l’esistenza umana e i rapporti con gli altri, aprendo i cuori alla comunione e, quindi, alla pace autentica e duratura. 

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