Sete di Gesu' – desiderio di unita'

di Edoardo Scognamiglio

(PAPAFRANCESCO, Discorso pronunciato in occasione dell’incontro con i sacerdoti della Diocesi di Caserta [26-7-2014]).

Oggi inizia la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quest’anno siamo chiamati a meditare su un brano molto suggestivo del Vangelo di Giovanni: l’incontro tra Gesù e la Samaritana al pozzo di Sicar. (Gv 4,7).
La sete di Gesù è lo stesso desiderio del Padre che vuole incontrare ogni suo figlio. È la sete dell’uomo. È la stessa sete che Gesù provò sulla croce: “Ho sete”. È la sete dello Spirito che ci conduce all’unità, a fare comunione, a superare divisioni e contrasti, per ritrovare nel dialogo fraterno quella vicinanza di cui tanto ci ha parlato papa Francesco. Sì, è proprio vero. Il dialogo è cosa anche umana perché sono le persone, le comunità, le Chiese e i popoli a incontrarsi, a stabilire la pace, a lavorare per il bene e la giustizia, a impegnarsi per difendere la vita. L’incontro tra Gesù e la Samaritana ci invita ad assaporare l’acqua da diversi pozzi e anche a offrirne un poco della nostra. Nella diversità, infatti, tutti ci arricchiamo. Spero che l’ecumensimo cresca nelle nostre comunità e diventi uno stile di vita, un modo d’essere e di fare evangelizzazione, a partire dal bene e dalla luce dello Spirito che sono nel profondo di noi stessi.

I fatti incresciosi legati al terrorismo internazionale non solo in Francia o in Medio Oriente, ma in tutto il mondo, ci dicono che abbiamo bisogno di educare le nuove generazioni al dialogo, all’incontro, al rispetto delle diversità, alla libertà religiosa, rispettando i diritti di tutti, soprattutto delle minoranze etniche e religiose. Dobbiamo superare pregiudizi e stereotipi, fobie e ingenui irenismi: l’umanità vive dei profondi conflitti che appaiono irrisolvibili senza l’impegno di ogni persona alla pace, alla giustizia, al rispetto delle differenze. Anche innanzi al desiderio di Gesù – che porta dentro di sé il sogno del Padre, ossia vedere gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo fratelli e sorelle tra di loro –, san Francesco diventa un modello di unità, uno strumento di pace, un testimone e un profeta del dialogo e della comunione. Egli, infatti, aveva compreso che solo pacificando i cuori, le menti e le anime, ossia se stessi, sarebbe stato possibile vivere in questo mondo con gioia e restando in comunione con gli altri e in armonia con tutte le creature del Cielo e della Terra. Francesco, il Poverello, è testimone verace di chi, trovando pace in se stesso – riconciliandosi con il proprio “io” – riesce a scoprire la presenza degli altri (fratelli e sorelle) come dono ricevuto per sé direttamente dall’Onnipotente e Bon Signore. L’unità è il segno di un cammino lunghissimo che l’umanità – e non solo le Chiese e le comunità cristiane – deve ancora compiere nel vissuto quotidiano, attraverso gesti semplici ma preziosi di accoglienza, di perdono, di confronto, di carità, di solidarietà, di comunicazione fraterna e serena. L’unità tra i cristiani, poi, deve diventare uno stile di vita, ossia una tensione profonda – più di un sentimento – che plasma e anima il lavoro quotidiano di noi tutti per il Vangelo, per la missione, per la pace.