Sequela, comunione e condivisione

di Edoardo Scognamiglio

Sequela, comunione e condivisione: sono queste le tre dimensioni in cui vivere la celebrazione dell’Eucaristia. Lo ha affermato papa Francesco nell’Omelia di giovedì 30 maggio 2013, in occasione della solennità del Corpus Domini, prendendo spunto dalle parole di Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13).

«Gesù sta in mezzo alla gente, l’accoglie, le parla, la cura, le mostra la misericordia di Dio; in mezzo ad essa sceglie i Dodici Apostoli per stare con Lui e immergersi come Lui nelle situazioni concrete del mondo. E la gente lo segue, lo ascolta, perché Gesù parla e agisce in un modo nuovo, con l’autorità di chi è autentico e coerente, di chi parla e agisce con verità, di chi dona la speranza che viene da Dio, di chi è rivelazione del Volto di un Dio che è amore. E la gente, con gioia, benedice Dio».

L’Eucaristia non è il sacramento dell’indifferenza, bensì – al contrario – della compassione. Se non ci facciamo carico delle necessità degli altri la nostra fede è vana! La comunione nasce nel momento in cui la folla è nutrita dal pane di Cristo: tutti ne furono saziati (cf. Lc 9,17). Non è forse vero che noi cristiani restiamo, molte volte, impassibili davanti alle sofferenze e alle necessità dei poveri?

«Di fronte alla necessità della folla, ecco la soluzione dei discepoli: ognuno pensi a se stesso; congedare la folla! Ognuno pensi a se stesso; congedare la folla! Quante volte noi cristiani abbiamo questa tentazione! Non ci facciamo carico delle necessità degli altri, congedandoli con un pietoso: “Che Dio ti aiuti”, o con un non tanto pietoso: “Felice sorte”, e se non ti vedo più… Ma la soluzione di Gesù va in un’altra direzione, una direzione che sorprende i discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare”… L’Eucaristia è il Sacramento della comunione, che ci fa uscire dall’individualismo per vivere insieme la sequela, la fede in Lui. Allora dovremmo chiederci tutti davanti al Signore: come vivo io l’Eucaristia? La vivo in modo anonimo o come momento di vera comunione con il Signore, ma anche con tutti i fratelli e le sorelle che condividono questa stessa mensa? Come sono le nostre celebrazioni eucaristiche?».

La moltiplicazione dei pani nasce dal “dare”, dalla capacità di condividere. I discepoli, infatti, condividono quel poco che hanno, anzi che sono! «Nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è “solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà: una parola malvista dallo spirito mondano».