Musica e Redenzione

di Andrea Ceccomori

Amici lettori, mi piace soffermarmi questa volta su un aspetto della musica che non viene quasi mai indagato: la possibilità della musica di essere strumento di redenzione e di salvezza.

Parlando di redenzione ovviamente non si può prescindere da un progetto di salvezza, per noi cristiani, incentrato sulla figura di Cristo. Tale centralità porta l’attenzione del mondo dei suoni alla sua natura intrinseca: la sfera dell’emozione e del cuore che, sublimata dalla missione di Cristo, sposta la portata emotiva verso la sua massima espressione. Illuminata cosi dalla divina presenza, l’emozione genera il mondo dei suoni che si organizzano in maniera libera forgiando la forma più consona e diretta all’espressione della stessa.

Con questo nuovo assetto, sempre cangiante e vitale, la musica si libera dalle sue catene magiche a cui è stata sempre legata dagli albori del mondo, che la vogliono costretta al motivetto, al rituale, all’ossessione della reiterazione. Infatti quante volte non riusciamo a toglierci dalla testa proprio quel motivo appena sentito che ridonda continuamente in testa? Ebbene questo è l’elemento magico (o demoniaco potremmo dire) che lega la nostra anima ai cicli della natura e del mondo. Con l’apertura ad una dimensione superiore, queste reiterazioni perdono consistenza e l’anima gode, per cosi dire, di una musica paradisiaca, potremmo dire sempre uguale e sempre nuova, una musica che ha perso l’attaccamento alla forma, alla struttura, al ritornello e si libra volando sui suoni di un armonia superiore.

Intendiamoci bene: ogni musica per esistere deve per forza essere soggetta ad un’ armonia, o risonanza, o proporzione, o rete strutturale, in virtù della quale si dà all’esistenza e si porge al nostro orecchio. Ma per parlare del potere redentivo della musica si deve trascenderla e sfociare in quel mondo interiore dove il suono è interiore, spirituale, non udito, un suono “fantasma” che funge da base per il manifestarsi del suono fisico. Ecco che qui si fa strada la teoria del suono povero, del monema, dell’intonazione, della improvvisazione, concetti tanto cari ad Assisi Suono Sacro, e su cui ci siamo soffermati nei precedenti capitoli. Da un punto centrale proveniente dalla unione con Dio si dipana una musica sempre collegata alla sua sorgente, tale musica avrà, per sua stessa natura, il carattere redentivo e come tale la musica può essere strumento di redenzione, ma solo, ripeto, se collegata alla sorgente divina dell’uomo.