Miei cari giovani, e' il tempo dell'Avvento!

di Frate Augusto Drago

Miei cari giovani,
ben ritrovati!
E’con il cuore pieno di gioia che vi accolgo alle soglie di un nuovo anno liturgico che fra pochi giorni avrà il suo inizio, con il tempo dell’Avvento!

Pochi giorni orsono abbiamo insieme celebrato la Festa di Cristo Re dell’Universo! Miei cari, non finirò mai di stupirmi e farvi stupire di fronte alla sapienza della Chiesa che, attraverso la Liturgia, ci guida alla conoscenza del mistero di Dio, anche attraverso un calendario che teneramente ci svela il volto di Cristo Gesù!
Domenica scorsa, l’ultima del calendario liturgico, abbiamo incontrato il volto del nostro Re: una regalità non fatta di potere e ricchezza, bensì di abbandono e obbedienza al Padre per ricondurre a Lui “le pecore disperse della casa d’Israele” (Ezechiele, 34) . A Ponzio Pilato che chiede a Gesù: “Tu sei Re dei Giudei?”; Egli, dopo aver a lungo taciuto perché fosse la Verità stessa a svelarsi, risponde : “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù” (Gv. 18,37).

Riecheggia nel nostro cuore, un’altra domanda posta dai Magi, all’inizio dei Vangeli, ad Erode: “Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la stella e siamo venuti per adorarlo”All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt. 2,2). Dunque miei fratelli carissimi, la regalità di Gesù sembra accompagnarci fin dall’inizio della sua venuta sulla terra. E’ una regalità che alternativamente attrae e spaventa! Attrae la folla sperduta, come pecore senza pastore , che vedono nella presenza di Gesù il Salvatore ma su un piano terreno, come Colui che solo risponde ai loro bisogni materiali, come Colui che spadroneggiando, finalmente può porsi alla guida di un popolo. E da questa regalità Gesù prende le distanze! “Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo” (Gv.6,15) E’ una regalità che spaventa Erode, i sommi sacerdoti, Pilato, spaventa i potenti, i ricchi, i pieni di sé, incapaci di vedere ed accogliere il vero volto di questo piccolo Re, venuto a consegnarci il nuovo vero volto del potere! Ecco la sapienza della Chiesa! Ci accingiamo a percorre la strada dell’Avvento ma la chiave di lettura la troviamo proprio nell’ultima domenica del tempo ordinario! Miei cari ragazzi, il piccolo bimbo di Betlemme è lo stesso Re che vince dal suo trono di gloria che è la Croce! Questo piccolo bambino, avvolto in umili pannicelli in una mangiatoia, che riceve gli onori dei Magi e la visita dei pastori, è colui che fin dall’inizio porta sulla propria schiena un invisibile cartiglio con su scritto: “Condannato a morte!”. Ecco caro Erode! Ecco chi è il Re per il quale tu hai tremato l’editto per l’uccisione di tutti i figli maschi, pur di non rischiare di perdere la tua poltrona! Ecco caro Pilato chi è colui a favore del quale non riesci a prendere una posizione e il cui silenzio ti disarma! Ecco, dotti e sapienti, chi è colui che si è preferito mettere a morte al posto del ladrone Barabba! Ma non importa: “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Luca 1, 31-33)” Non importano le reazioni dei più, perché su questo piccolo che nasce povero, Dio ha un progetto che non avrà mai fine, proprio da quel trono di gloria che è la Croce, lui Re e Salvatore , proclama la sua grandezza: la potenza dell’Amore, del perdono, della Misericordia! Ed allora ecco svelarsi proprio sul Golgota i due volti di questo re: “Questi è Gesù il re dei giudei”, nella scritta posta sopra la croce; ma all’esalare dell’ultimo respiro, le parole di uno dei soldati: “Davvero costui era il figlio di Dio!” ci riportano a Betlemme:“Vi annuncio una grande gioia…nella città di Davide è nato un Salvatore”. Ritornano nel mio cuore le parole che Santa Chiara rivolse alla Beata Agnese di Praga, alla quale era unità da un intimo e profondo affetto: “E poiché Egli è splendore della gloria, candore della luce eterna e specchio senza macchia, guarda ogni giorno questo specchio, o regina sposa di Gesù Cristo… Guarda con attenzione – dico – il principio di questo specchio, la povertà di colui che è posto in una mangiatoia e avvolto in pannicelli. O mirabile umiltà, o povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è reclinato in una mangiatoia. (14. 19-21) E a queste parole sembrano intrecciarsi quelle del serafico Padre Francesco di fronte all’Eucarestia, corpo santo di quel Gesù nato a Betlemme: “O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane. (FF27)”

Miei cari ragazzi, mie care ragazze, ecco dunque come si intrecciano i due misteri, l’incarnazione e la croce: non possiamo muovere i nostri passi verso la piccola grotta di Betlemme senza tenere ben vivo in noi chi è Colui che ha spogliato se stesso per assumere la nostra natura e farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce! Ecco Chi attendiamo! Ecco Colui al quale vogliamo fare posto nel nostro cuore in queste settimane di “Attesa”, ecco Colui che ci chiama in modo accorato a seguirlo e nella sequela a mettere i nostri passi sulle impronte che lui ha lasciato perché ci facessimo attraverso di Lui come Lui!

“Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). “Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi?. Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014).

Lasciamo dunque che queste parole di Papa Francesco ci guidino in questo tempo!Auguro innanzitutto a me stesso, ma anche a voi, miei cari giovani, a sostare a lungo di fronte alla greppia vuota in attesa di Colui che abiterà la croce! Vi auguro di adorare lungamente il mistero di questo nostro Dio fatto uomo, piccolo e povero, perché da lui impariamo a non avere nulla da difendere per accogliere l’immensità dell’Amore; perché non abbiamo nulla di cui gloriarci e nessun regno da conquistare per avere la libertà, seguendo i suoi passi, di prendere su noi la fatica e la sofferenza del fratello e della sorella che ci sta accanto, per servirlo ed amarlo come noi siamo stati serviti ed amati da Lui.

Fraternamente vi benedico, vostro Padre Augusto
Mail: paug.ogard@gmail.com