Leggere il Testamento di frate Francesco (9)

di Grado Giovanni Merlo

Dopo aver messo in guardia i suoi fratelli/frati rispetto a ogni atto istituzionale che li garantisse e li proteggesse, distinguendoli così da coloro che non godevano di alcuna garanzia o protezione, frate Francesco esprime una decisa volontà di rinuncia alla propria volontà: "E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e al guardiano che gli piacerà darmi. E voglio essere preso nelle sue mani così da non poter andare o fare al di là dell'obbedienza e della sua volontà, perché è mio signore".

Due sono dunque le "autorità" a cui frate Francesco si sottopone: il ministro generale e il guardiano. Una è una autorità che riguarda tutta la fraternità (si badi, fraternità, e non Ordine) dei frati Minori; l'altra è un'autorità particolare esercitata dal fratello/frate che svolge la funzione di ministro locale. Tali parole e concetti, con ogni probabilità, valgono come indicazione esemplare a tutti i fratelli/frati che a loro volta devono affidarsi alle due autorità, nella totale sottomissione e disponibilità all'obbedienza. In tal senso la volontà di frate Francesco deve diventare ed essere la volontà di tutti gli altri fratelli/frati. Lo si capisce assai bene nelle parole che seguono: "E benché io sia semplice e infermo, tuttavia sempre voglio avere un chierico che mi faccia l'ufficio come è contenuto nella Regola. E tutti gli altri fratelli così siano tenuti a obbedire ai loro guardiani e fare l'ufficio secondo la regola".

Non si tratta dunque soltanto di una questione di disciplina interna a una organizzazione religiosa. Sottomissione e obbedienza sono in funzione della "vita secondo il santo vangelo", che prevede una collocazione sociale ed ecclesiastica agli infimi livelli, ma che non si esaurisce in una scelta esistenziale di pura testimonianza di povertà: essa è funzionale alla preghiera e alla lode del Signore, che conoscono la lororegolazione quotidiana nella recita dell'ufficio, anche per chi non si trovi in condizioni fisiche tali da consentirgli di esercitare di persona preghiera e lode. Allora frate Francesco, in quanto "chierico", nonostante le proprie condizioni di salute, vuole partecipare alla lode e alla preghiera, che spettano ai fratelli/frati chierici, chiedendo un fratello/frate che lo affianchi e gli "faccia l'ufficio".