Leggere il Testamento di Francesco

di Grado Giovanni Merlo

Iniziamo un percorso di lettura di un testo straordinario come il Testamento di frate Francesco, dettato sul finire della sua vita. Allora, la prima domanda: che cosa spinse Francesco, figlio di Pietro di Bernardone, a cambiare radicalmente vita e scegliere la strada del vangelo? La domanda è tra quelle più frequentate dalle moltissime agiografie scritte nel corso dei secoli. Il tema della conversione è fascinoso: attrae e spinge a scrivere pagine e pagine. Ogni autore mette il suo impegno creativo. Più semplice e immediato è leggere quanto scrive lo stesso frate Francesco: «Così il Signore diede a me, frater [fratello/frate] Francesco di incominciare a fare penitenza: poiché, quando ero nei peccati, mi sembrava troppo amaro vedere i lebbrosi; e lo stesso Signore mi condusse in mezzo a loro e feci con loro misericordia. E, allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi si trasformò in dolcezza dell'animo e del corpo. E dopo un poco ristetti e uscii dal secolo». L'opera della grazia divina trasforma i valori del mondo: la coinvolgente amarezza di fronte alla visione di corpi straziati da una malattia terribile non è più tale dopo aver convissuto con i lebbrosi e provato verso di loro pietà e compassione. Ciò provoca un breve periodo di “ripensamento” e la decisione di “uscire dal secolo”, intraprendere cioè una vita in cui i soli valori da seguire erano quelli del vangelo, accettandone tutte le radicali e non lineari conseguenze. Iniziava così il tribolato cammino verso la sottomissione a tutte le creature, verso il francescanesimo subordinativo.