La risurrezione che ci apre alla speranza e il ruolo delle donne

di Edoardo Scognamiglio

Nell'udienza generale di mercoledì 3 aprile, papa Francesco si è soffermato, con un linguaggio molto semplice e immediato, sul grande mistero della risurrezione che ci apre alla speranza e che diventa concretamente la nostra forza, il senso stesso del nostro credere. Ha parlato ancora una volta del 'coraggio di uscire' per annunciare la grande gioia del Signore risorto. Ha, poi, candidamente ammesso che spesso professiamo una fede 'all'acqua di rose': si tratta di un'espressione molto semplice per dire che non riflettiamo mai abbastanza sul contenuto della fede che s'impernia proprio sopra la Pasqua di Gesù Cristo che è il Vivente. Non è forse vero che molti cristiani ignorano completamente quale sia il cuore della fede cristiana? Non sentiamo, forse, troppe volte, parlare solo di salvezza delle anime, dimenticando, invece, che il cristianesimo è la persona viva di Gesù Cristo e che unendoci a lui noi crediamo nella risurrezione della carne? Non è altrettanto vero, forse, che molti cristiani credono che la risurrezione di Gesù sia semplicemente un fatto simbolico, ossia semplicemente un esempio, un modo di dire, un fatto che ha valore morale o empatico ma per niente reale, che serve solo a sostenerci nei tempi della prova e del dolore?
Il papa ha così esclamato: «La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. È proprio la nostra testimonianza».
Viene da chiedersi, in questo tempo di Pasqua, se noi crediamo veramente nella risurrezione della carne o se, invece, siamo tra quelli un po' sincretici che confondono - oserei dire, con linguaggio più popolare, 'mischiano' - devozione per Cristo e spiritualità orientale, credendo in una vita dopo la morte che non sa di niente, che non lascia spazio ai nostri corpi, alla carne vivificata dal dono dello Spirito Santo.
Papa Francesco si è poi soffermato sul ruolo delle donne la cui testimonianza, al tempo di Gesù, non aveva alcun valore giuridico. Eppure, le donne, nei Vangeli, hanno un ruolo primario: sono sempre accanto a Gesù e lo seguono finanche sul Calvario.
Esse sono le prime vere testimoni del Risorto. Il papa ha poi continuato la sua riflessione con parole umilissime: «E questo è un po' la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell'aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell'amore. Gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no».
Se ci pensiamo è proprio così: per molti di noi, il dono della fede è passato per l'affetto della mamma, per la premura della nonna o di qualche zia! Questo significa che la dimensione del credere è sempre radicata nel cuore, cioè nella dimensione più profonda dell'essere che è quella dell'amore e degli affetti! La dignità della donna - il riscatto del femminile - passa pure per l'annuncio del Vangelo, attraverso quello stile materno che ci fa celebrare la Pasqua come il mistero della tenerezza di Dio che muore e risorge per noi e accompagna sempre il nostro cammino di credenti.