La nostra speranza è Gesù Cristo, il Crocifisso-Risorto

di Edoardo Scognamiglio

Danno molto a pensare le parole che papa Francesco ha pronunciato in occasione dell’Udienza generale di mercoledì 19 aprile 2017. Il Santo Padre si è soffermato sul significato cristiano della speranza a partire dal mistero della Pasqua e commentando il capitolo quindicesimo della Prima Lettera di Paolo ai Corinzi: «Che bello pensare che il cristianesimo, essenzialmente, è questo! Non è tanto la nostra ricerca nei confronti di Dio – una ricerca, in verità, così tentennante –, ma piuttosto la ricerca di Dio nei nostri confronti. Gesù ci ha presi, ci ha afferrati, ci ha conquistati per non lasciarci più. Il cristianesimo è grazia, è sorpresa, e per questo motivo presuppone un cuore capace di stupore. Un cuore chiuso, un cuore razionalistico è incapace dello stupore, e non può capire cosa sia il cristianesimo. Perché il cristianesimo è grazia, e la grazia soltanto si percepisce, e per di più s’incontra nello stupore dell’incontro». Dobbiamo convincerci sempre più che la Pasqua è Gesù risorto che ha vinto la morte non semplicemente con il dono della vita, bensì con l’amore. Questo amore è il mistero stesso del Padre! Parliamo spesso della libertà di Dio, come altresì della nostra. Molte volte ripetiamo queste parole: “Dio ci lascia liberi di compiere anche il male perché rispetta sempre la nostra volontà”. È vero. Tuttavia, l’unica volta in cui Dio non ci ha rispettato è il giorno di Pasqua. Si! Proprio così! Perché la nostra volontà si sarebbe fermata a quel Venerdì santo e maledetto, quando gli uomini hanno ucciso il Figlio di Dio, Gesù. La Pasqua è il segno concreto, tangibile, dello strapotere di Dio nella storia! La Pasqua rappresenta l’unico giorno, l’unica volta, in cui Dio non ci ha rispettato, non ci ha lasciati liberi di restare nella morte del Venerdì santo. Dio che permette il male nel suo mistero insondabile di amore e di giustizia, di misericordia, non ha voluto che Gesù restasse nel sepolcro! È il Padre che ha risuscitato il Figlio, Gesù, donandogli come in una nuova effusione lo Spirito Santo che è Signore e dà la vita. È il Padre che ha riscattato Gesù dalla morte e dall’umiliazione della croce. Cristo diviene, così, la nostra speranza perché è segnato per sempre dalla forza-energia dello Spirito Santo che si è impossessato completamente dell’umano di Gesù, liberandolo dalla puzza della morte e da quella condizione cadaverica che lo facevano pensare, a tutti i discepoli, morto e sepolto nella sua tomba, nel suo sepolcro. Se la croce di Gesù ci ha spaventati e disorientati – scandalizzati, perché è anzitutto il segno del male nel mondo, della cattiveria gratuita degli uomini –, il mistero della risurrezione, che si è rivelato nelle apparizioni del Risorto ai discepoli e alle donne, ci ha fatto conoscere il senso autentico della nostra speranza che è Gesù stesso. Egli ci viene incontro, si fa vedere, toccare: cammina con noi, condivide gioie e delusioni, speranze e attese dei suoi discepoli. Negli incontri con Gesù Risorto, il cuore dei discepoli si riempie di gioia, di entusiasmo nuovo, di una luce particolare che stravolge completamente il senso dell’esistenza e le cose della vita. La luce di Gesù Risorto ci dice, quindi, che la sua croce non è solo il segno terribile del male del mondo, ma anche il frutto del suo amore per noi. Dunque, è l’amore che ci salva, che ci fa esistere, che ci rende persone, che ci permette di creare nuove relazioni, di ripartire dal bene, da quel poco di luce che è dentro ciascuno di noi. E questo amore è Gesù, il Risorto, la nostra speranza!