Il Suono Povero

di Andrea Ceccomori

Con il neologismo “Suono Povero” vorrei aprire il nuovo capitolo su musica e spiritualità prendendo spunto dal “Manifesto per un Suono Povero” redatto per Assisi Suono Sacro dagli amici Michele Bianchi e Stefano Valente. Con questo termine si enuncia la ricerca fondamentale che Assisi Suono Sacro vuole intraprendere partendo dalle radici cristiane e francescane. Il Suono Povero infatti cerca di trovare un percorso che da San Francesco ci conduce ad un uso della musica come un possibile atto redentivo e formativo di una coscienza cristiana. Ovviamente è un sentiero non praticato di cui si cominciano ad intuire le possibili connessioni con una musica potremmo dire davvero sacra. Per dirla in termini molto semplici il suono povero è un suono svuotato della sua progettualità umana e artistica, un suono inaudito, inascoltato che risiede là dove finisce l’arte umana di organizzare i suoni. Come Francesco si spogliò e rimase nudo e povero per affidarsi totalmente a Dio in ogni cosa, cosi la musica e il suono devono spogliarsi da ogni idea di organizzazione per farsi portavoce naturale del sacro. Infatti le vie additate dai nostri amici filosofi affinchè la musica parli il linguaggio sacro sono essenzialmente tre, individuabili nelle cosidette tre “i” ossia Ispirazione, Intonazione, Improvvisazione. Attraverso questo triplice processo infatti l’artista si pone in una condizione di ascolto del divino, intona la propria frequenza e si lascia guidare suonando liberamente secondo ciò che suggerisce il cuore o il centro dell’ispirazione. Di sicuro la musica che verrà suonata non avrà limitazioni di generi, o stili, ma vivrà di una totalità tanto più vicina all’ispirazione quanto più oggettiva e dunque meno soggettiva. Di certo si tratta di una ricerca ma tutta l’arte e la musica devono percorrere vie nuove per accedere ai regni dello spirito, lasciandosi alle spalle le vecchie modalità di intendere, creare e produrre. Ancora, dicono i nostri amici, il suono povero è nel regno dell’impossibile, di un esserci senza esserci, di una vuotezza e un nulla che tutto possiede, come la povertà francescana, di una testimonianza di cui non si può parlare perché non teorizzabile, ma in realtà sostanza centrale di tutto il creare. Inoltre è un suono che si rifiuta di essere compreso o conosciuto perché sempre aldilà di ogni conoscenza, ma al contempo reale e presente. Questo Manifesto, che invito i lettori a leggere nel nostro sito www.assisisuonosacro.eu” è la guida che orienta il nostro progetto a cercare una via nuova nel sacro in musica. Una via che vuole trascendere le consuete categorie di musica sacra come musica ad esempio musica a soggetto religioso, come espressione di numero, proporzione e armonia, come musica devozionale o semplicemente come musica per formare un mondo migliore.