Il cristiano deve camminare sempre

di Edoardo Scognamiglio

In occasione della visita privata all’amico Giovanni Traettino (lunedì, 28 luglio), pastore evangelico di Caserta, responsabile internazionale delle Comunità cristiane che fanno capo alla Chiesa della riconciliazione, papa Francesco, commentando le parole del pastore Giovanni – da lui definito “mio fratello” – sulla necessità di stare alla presenza del Signore, ha detto che il cristiano deve camminare sempre.

La metafora del pellegrinaggio ci riporta anzitutto alla storia di Abramo, nostro padre nella fede: egli lascia ogni sicurezza, la sua terra e si mette in cammino, fiducioso di stare alla presenza di quel Dio ignoto e nascosto che sul monte Sinai si rivelerà come colui che è e che sempre sarà accanto al suo popolo. Abramo rappresenta il rischio della fede e diviene il modello del vero credente per ebrei, cristiani e musulmani. La fede non fa vedere, bensì camminare senza paura nella notte del mondo e lascia appena intravedere una piccola luce, quella del Dio che ci chiama a stare alla sua presenza.

La nostra vita è un grande pellegrinaggio: gli amori, gli affetti, le sofferenze, ogni sforzo e fatica, insieme a tutti gli incontri che facciamo, ci dicono che non camminiamo da soli e che tra i nostri compagni di viaggio c’è il povero, il bisognoso, ma anche Dio che si nasconde nel cuore di ciascuno di noi e ci assicura la sua benedizione. Papa Francesco ha fatto la distinzione tra il camminare e il girare. Chi cammina si mette in discussione, ha davanti a sé una meta, segue degli obiettivi, necessita di spostamento, di cambiamento. Colui che girare attorno a se stesso, alle sue convinzioni, ai suoi piccoli progetti, non è capace di muoversi, né di operare alcun cambiamento. Chi gira di qua e di là è più un errante che un pellegrino. Chi cammina alla presenza del Signore è certo del percorso intrapreso e non vacilla: sa dove sta andando e con chi sta camminando. Il pellegrino è audace, forte, gioioso, deciso nel suo passo, carico di energia e di speranze, ha delle attese da portare avanti. Chi cammina si apre all’incontro con l’Altro. Chi si perde dietro a se stesso, invece, non può essere una persona felice perché non ha degli obiettivi, non ha una meta da raggiungere, né ha audacia per andare avanti. Quante volte ci fermiamo nella nostra vita? A volte la paura ci arresta, ci fa bloccare! Chi ha fede, invece, sa osare, sfida ogni situazione della vita e procede sempre in avanti.

Papa Francesco ha detto che «siamo sicuri soltanto quando camminiamo alla presenza del Signore Gesù. Lui ci illumina, lui ci dà il suo Spirito per camminare bene». Questo tempo di vacanza e di riposo estivo utilizziamo per compiere il pellegrinaggio dell’anima. In riva al mare, o su in montagna, o fermi sulla battigia di un laghetto, o semplicemente rintanati in casa, al riparo dalla calura estiva, entriamo dentro di noi e poniamoci quelle domande fondamentali che tante volte sfuggiamo per non prendere sul serio la vita: “Chi siamo? Perché ci troviamo qui? Cosa siamo diventati? Dove stiamo andando?”. È solo provando a rispondere a queste domande che diventiamo pellegrini della vita e ci sentiamo vivi dentro, felici, pur senza risolvere l’enigma dell’esistenza.