Con i giovani per annunciare il Vangelo
Il viaggio di Papa Francesco in Brasile

di Edoardo Scognamiglio

«Questo primo viaggio è proprio per trovare i giovani, ma trovarli non isolati dalla loro vita, io vorrei trovarli proprio nel tessuto sociale, in società. Perché quando noi isoliamo i giovani, facciamo un’ingiustizia; togliamo loro l’appartenenza. I giovani hanno una appartenenza, un’appartenenza ad una famiglia, a una patria, a una cultura, a una fede… Hanno un’appartenenza e noi non dobbiamo isolarli! Ma, soprattutto, non isolarli da tutta la società! Loro – davvero! – sono il futuro di un popolo: questo è vero!» (PAPA FRANCESCO, Incontro con i giornalisti durante il volo papale [22-7-2013]).

In occasione della 28ª Giornata Mondiale della Gioventù, papa Francesco si è recato in Brasile, quasi alla fine del mondo, soprattutto per dare coraggio, forza e speranza ai giovani e far scoprire loro la bellezza della vita e di una fede radicata nell’amore di Gesù Cristo. Papa Francesco guarda ai giovani con ottimismo, fiducioso di poter vedere la loro vita realizzata appieno nella società attraverso un legame forte con i valori del Vangelo, della famiglia, della condivisione e della solidarietà: «Corriamo il rischio di avere una generazione che non ha avuto lavoro, e dal lavoro viene la dignità della persona di guadagnarsi il pane. I giovani, in questo momento, sono in crisi. Un po’ noi siamo abituati a questa cultura dello scarto: con gli anziani si fa troppo spesso! Ma adesso anche con questi tanti giovani senza lavoro, anche a loro arriva la cultura dello scarto. Dobbiamo tagliare questa abitudine a scartare! No! Cultura della inclusione, cultura dell’incontro, fare uno sforzo per portare tutti alla società! È questo un po’ il senso che io voglio dare a questa visita ai giovani, ai giovani nella società».

I giovani, così come gli anziani, non possono chiudersi in se stessi e restare tagliati fuori dalla vita sociale, politica ed economica di nessun Paese: sono essi, invece, i costruttori del nostro futuro, della civiltà dell’amore che non si regge senza l’esperienza degli anziani, di quanti, prima di noi, hanno lavorato, sofferto e amato per i grandi ideali, per consolidare i legami, gli affetti e le speranze delle proprie famiglie e comunità.

Ci ricorda lo stesso Concilio ecumenico Vaticano II, nel decreto Apostolicam Actuositatem (n. 12), che i «giovani esercitano un influsso di somma importanza nella società odierna» e che le «circostanze della loro vita, la mentalità e gli stessi rapporti con la propria famiglia sono grandemente mutati. Essi passano spesso troppo rapidamente a una nuova condizione sociale ed economica. Mentre cresce sempre più la loro importanza sociale e anche politica, appaiono quasi impari ad affrontare adeguatamente i loro nuovi compiti […]. I giovani debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l’apostolato fra di loro, tenendo conto dell’ambiente sociale in cui vivono».

La celebrazione della GMG 2013 in Brasile ci aiuti a riscoprire il nostro essere discepoli di Gesù Cristo e testimoni gioiosi e coraggiosi del suo Vangelo!