La leggerezza di vivere in pace
A volte, viene da pensare che è la
normalità della vita a spaventarci. È
normale alzarci al mattino, lavorare,
amare qualcuno, mangiare, parlare,
cantare. È normale essere sani. È
tutto talmente normale da darci fastidio.
E allora immaginiamo vite altre,
pensieri altri, sogni altri.
Forse è in questo che dobbiamo cercare
la chiave per capire la nostra
paura per la Pace. La Pace sembra
spaventarci più dell’orrore della guerra.
Ci pare talmente strana, anomala,
la Pace, da non considerarla come
condizione normale, naturale, del
nostro essere. La teniamo talmente
distante da farla diventare come una
malattia, come una nemica. La rifiutiamo
come rifiutiamo la normalità
nel nostro vivere: per ognuno di noi
la vita deve essere un evento unico
ed eccezionale. Lo è, per il semplice
fatto di essere vivi, ma non ce
ne rendiamo conto. Così, cerchiamo
la guerra, accettiamo la guerra, immaginiamo
la guerra come motore
dell’esistenza. Paradosso drammatico
questo: per sentirci vivi mettiamo
in conto che si porti la morte.
È chiaro, nessuno vuole la guerra.
Anche chi la combatte, chi la pianifica,
giura che il fine ultimo è la Pace.
Che però viene dopo, appunto, una
eventuale guerra. Come comunità
umana, non siamo ancora riusciti a
concepire la Pace come un periodo
a sé, con una propria dimensione e
dignità, con una normalità propria. È
sempre al traino della guerra. È sempre
e solo conseguenza della guerra.
Non abbiamo strumenti normativi,
leggi, comportamenti, utili alla prevenzione.
Arriviamo sempre dopo,
quando parlano le armi.
Inevitabile avere la sensazione di essere
sempre appesi ad un filo, con lo
sguardo rivolto indietro, al passato.
Ripetiamo gesti e situazioni, finendo
dritti nella guerra.
Prendiamo i fatti delle ultime settimane. Ucraina, Kiev, Crimea ci portano
sempre più vicini al come eravamo
quando la guerra ci parlava tutti i
giorni, sottoforma di disastro nucleare,
di confronto fra Usa e Urss, venticinque
anni fa. La Russia di Putin si
sente impero. La Crimea era la porta
verso il Mediterraneo degli Zar, lo è
stata per l’Unione Sovietica: inevitabile
lo sia per la Russia ultraliberista
di Putin. Mosca non ci rinuncia e non
rinuncia a mostrare i muscoli. Stati
Uniti ed Europa rispondono facendo
la stessa cosa. Anche se non si spara,
si combatte, evitando di vedere e
trovare soluzioni.
Una volta in più, ripetiamo quello che
porta alla guerra, non ciò che serve
per la Pace. Ci prendiamo troppo sul
serio, forse, e non sorridiamo abbastanza.
Non abbiamo ancora capito la
leggerezza magnifica del vivere quietamente,
normalmente, in Pace.
(di Raffaele Crocco
direttore dell’atlante delle guerre e dei conflitti del mondo)
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