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La Miseria Materiale di padre Vittorio Viola

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nel suo messaggio per la Quaresima, Papa Francesco torna a parlarci della povertà. Già nell’udienza generale del 16 marzo 2013, a pochi giorni dalla sua elezione, nel raccontare la scelta, o, per meglio dire, l’ispirazione del nome del Santo di Assisi, il Papa dichiarava: «Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri». Anche nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium – come in molte altre occasioni – torna a manifestare questo suo profondo desiderio (cfr. n 198). Il ricordarsi dei poveri è una vera priorità del suo magistero che con fedeltà offre alla Chiesa e al mondo sia con la parola sia con i gesti concreti. Il pellegrinaggio ad Assisi ce ne ha dato una stupenda testimonianza. Il suo richiamo alla povertà non ha nulla di ideologico perché si radica su Cristo Gesù che da ricco che era si è fatto povero per noi (cfr. 2Cor8,9). È questo, dunque, lo “stile di Dio” che “non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà”. Così si è rivelato il suo amore per noi, nella povertà dell’Incarnazione, nel suo farsi prossimo a noi, nel suo prendere su di sé le nostre debolezze,nello svuotamento della croce. Sono questi i sentimenti di Cristo che la Chiesa, sua Sposa, non può non avere in sé (cfr. Fil 2,5). Scrive Papa Francesco: « Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo ». Questa povertà, ci avverte il Papa, è ben diversa dalla miseria che è povertà “senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza”. Vi è una miseria materiale che offende la dignità dell'essere umano: essa è per tutti i credenti un appello pressante – e la Quaresima ce lo ricorda – a convertirsi “alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione”. Essa è anche un luogo privilegiato di annuncio del Vangelo attraverso la testimonianza del servizio. I gesti di Papa Francesco ci stanno insegnando a non pensare la miseria materiale come una categoria astratta che non ci porterebbe certo a vivere la conversione e l’annuncio: essa è realtà concreta, fatta di volti, fatta di persone che la patiscono nella carne che è la carne di Gesù povero. Quando i dati della crisi economica, le percentuali della disoccupazione, le scelte delle politiche dell’immigrazione diventano nomi e volti, allora non possiamo non sentirci chiamati al farsi prossimo con la concretezza del servizio e con la carità dell’annuncio del Vangelo perché “l’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria” (Evangeliigaudium 200). Nel leggere le parole del Papa, non posso non tornare con la mente e con il cuore all’esperienza del suo pellegrinaggio in Assisi: tutta la giornata è stata caratterizzata – nelle parole e, soprattutto, nei gesti – da una profonda attenzione ai poveri, dai ragazzi disabili dell’Istituto Serafico, ai poveri delle Caritas dell’Umbria nella Sala della Spogliazione in Vescovado, alla condivisione della mensa al Centro di prima accoglienza a Santa Maria degli Angeli: tutti luoghi che la visita del Papa ci ha ricordato essere veri e propri santuari di Assisi. Il momento del pranzo alla mensa della Caritas è stato molto intenso: il Papa ha mostrato una grande umanità, una profonda accoglienza delle persone che si avvicinavano a lui per ringraziarlo della sua presenza, per confidargli la sofferenza di una vita intera, per abbracciarlo, per chiedere perdono, per piangere sulla sua spalla. Per ciascuno c’è stata una parola, un gesto di affetto, un sorriso, che ha riacceso nei cuori, spesso profondamente feriti dalla vita, la consolazione della speranza. Non ci sono stati discorsi sull’accoglienza dei poveri ma gesti semplici, concreti e personali grazie ai quali tutti si sono sentiti amati.Non è facile condividere la disperazione di chi ha perso la sua terra, una famiglia, il lavoro, la propria dignità. Papa Francesco è stato per tutti la carezza di Dio. C’è una povertà da amare – san Francesco ce lo insegna – e c’è una miseria materiale da sconfiggere, quella che è frutto di ingiustizie sociali, di politiche economiche che hanno come unico scopo il profitto di pochi, di stili di vita al di sopra del sostenibile, imposti a chi è accecato dall'inganno di sentire come necessario ciò che è superfluo. Questa miseria va combattuta non tanto a partire da visioni ideologiche e classiste ma con la forza della vita nuova che nasce dall'annuncio del Vangelo. Le parole e i gesti di Papa Francesco sono efficaci perché sono veri, profumano di Vangelo, di quella buona notizia annunciata ai poveri: per questo fanno rinascere la speranza.

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