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La Miseria Morale di Enzo Bianchi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nel messaggio per la quaresima ormai prossima, papa Francesco mette in evidenza la realtà della nostra condizione umana, la povertà che sovente diventa miseria: miseria materiale di chi soffre la mancanza di mezzi di sostentamento; miseria morale di chi è degradato a causa del vizio; miseria spirituale di chi, espropriato dell’interiorità, appare alienato agli idoli falsi.

Quando sentiamo parlare di miseria, pensiamo spontaneamente a quella materiale che invoca da noi carità, e purtroppo non facilmente percepiamo che c’è anche una miseria a volte nascosta, certamente vergognosa, di uomini e donne che sono diventati preda di una dominante che li rende schiavi, incapaci di compiere un cammino di umanizzazione. Sono vittime della loro storia e della loro povertà, che noi siamo sempre pronti a leggere con disprezzo, come se fossero persone che portano tutta la responsabilità della loro situazione. Invece dovremmo, con empatia, cercare di leggere più in profondità: talvolta sono persone che non hanno trovato qualcuno in cui mettere fiducia e da cui ricevere fiducia, persone che non hanno conosciuto l’amore, contraddette nelle loro vite proprio nel tessuto delle relazioni e degli affetti. E così nel loro vissuto, senza qualcuno che fosse per loro compagno, riferimento e guida, sono caduti nel vizio della droga, o dell’alcol, o della vertigine erotica o del gioco compulsivo…

Ognuno di noi nella vita cerca la felicità, cerca il piacere, che danno magari risultati immediati e che solo nel tempo si mostrano alienanti, capaci di impedirci la libertà, di privarci addirittura della dignità umana. Invece di giudicare, dovremmo chiederci: perché? Dovremmo cercare di conoscere le cause e avere il coraggio della prossimità a tali persone. Gesù andava in mezzo a loro, le incontrava, stava alla loro tavola, perché sapeva che la carità richiede innanzitutto prossimità, volontà di incontrare chi si trova nella miseria morale; e quindi richiede la cura, il sentirsi responsabili di chi è caduto e fatica a rialzarsi. Un vero cristiano sa vivere la carità anche in questi incontri, senza paura di essere letto come “amico dei peccatori pubblici e delle prostitute” (cf. Mt 11,18; Lc 7,34), perché questo lo dicevano scribi e farisei di Gesù stesso, colui che dobbiamo seguire.

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