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Lorenza Lei direttore Generale Rai, gli auguri dei francescani INTERVISTA A LORENZA LEI

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



La comunità francescana conventuale di Assisi apprende con gioia la convergenza unanime sulla designazione di Lorenza Lei da parte del CDA a nuovo direttore generale RAI. Il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato dichiara: “Lorenza Lei, il primo direttore generale donna della storia RAI, con la sua competenza e la sua sensibilità darà spessore e qualità a sorella Rai. Lorenza Lei è donna sempre attenta ai valori cristiani e francescani le auguriamo tutta la pace e tutto il bene per il nuovo incarico a servizio del Paese”.

Pubblichiamo l'intervista che volle rilasciare per la nostra rivista sull'importanza dei valori cristiani


L'importanza dei valori cristiani

Vice direttore generale della Rai, Lorenza Lei, bolognese, è sposata con un figlio. Cristiana cattolica è in prima linea nella gestione, scelta e organizzazione delle programmazioni Rai. Un ruolo difficile che ha una grande responsabilità perché si confronta con la società che cambia, con scelte politiche a volte difficili e con i valori che da anni la televisione veicola nelle nostre case, ma anche con i numeri, gli sponsor e i conti che non quadrano mai. Un ruolo importante che deve essere svolto in modo coscienzioso ed attento. Dopo l'invito a tutti i leader religiosi fatto dal Papa per i XXV anni dallo “spirito di Assisi”, l'intera Rai si è mobilitata per organizzare la diretta dell'evento che avrà una risonanza mondiale con tutti gli obiettivi puntati sulla città del Poverello. Da Vicedirettore abbiamo voluto intervistarla per chiederle cosa guida le sue scelte aziendali e come si sta preparando a questo grande evento di ottobre.

La televisione oggi come vive e trasmette i valori cristiani e i valori che appartengono alle diverse culture che compongono la nostra società?
La domanda suggerisce l'idea che ci sia uno stretto rapporto tra come la televisione (intesa come chi la fa) “vive” i valori e come la televisione (cioè i programmi) “trasmette” i valori. Sono d'accordo, il rapporto c'è, ma non è un passaggio semplice. In mezzo ci sono una serie di parametri industriali, di leggi e di regole, il che ovviamente non vuol dire che non ci siano politiche “interne” che devono essere rispettate, che siano riconducibili all'identità di un'Azienda. Credo che la televisione debba raccontare quanto avviene intorno a noi ed aiutarci a capire e a rispettare i valori dell'essere umano, l'importanza dei valori cristiani e del rapporto tra le diverse culture. Fa parte dei valori cristiani la tolleranza per il diverso da sé, il rispetto per gli altri, così come questi valori fanno parte della società civile. Penso che la televisione, ed in particolare la RAI, debba essere espressione dei valori culturali della nostra società, è qui che il sistema televisivo trova i propri punti di riferimento. È in particolare la televisione di servizio pubblico, che deve ricoprire con consapevolezza e coerenza un ruolo che va oltre alle logiche proprie dell'industria televisiva di carattere commerciale.
Certo, i conti devono essere in ordine, ma ovviamente non basta. La televisione di servizio pubblico deve essere riconducibile a regole etiche ed estetiche condivise, quelle regole valoriali che costituiscono l'humus culturale di una società. L'offerta televisiva oggi è estremamente articolata, differenziata, RAI offre anche una serie di programmi di carattere religioso, sia televisivi che radiofonici, frutto degli accordi con la CEI, il Centro Televisivo Vaticano e con le Istituzioni che rappresentano le altre religioni riconosciute in Italia. Un aspetto che voglio sottolineare è che almeno parte del potere, è nelle mani di chi ha il telecomando. Avere criteri di scelta chiari è sempre più importante: sia per chi fa la televisione, sia per il pubblico televisivo.

Lo “spirito di Assisi” è il dialogo. In televisione si assiste spesso a scontri. Come poter portare un po' dello “spirito di Assisi” nei circuiti televisivi? È una sfida persa in partenza?
Non esistono sfide perse in partenza, esistono invece sfide che vanno rilanciate fino a quando sono vinte. La tolleranza e il rispetto sono elementi fondanti della nostra società. Negli ultimi anni abbiamo assistito all'evoluzione di un nuovo modo di stare in televisione, che sposta il terreno del confronto delle idee e delle opinioni su un piano muscolare, che punta a togliere tempo a disposizione, a “rubare” la scena all'interlocutore, che quindi viene vissuto come nemico. Adesso si sta cercando di ovviare, togliendo l'audio a chi non rispetta le regole della trasmissione e anche grazie al fatto che sempre più, il pubblico capisce che dietro all'arroganza e alla violenza verbale, si nascondono l'insicurezza e l'incapacità, la mancanza di argomenti. Un aspetto che voglio sottolineare però è che almeno parte del potere sta nelle mani di chi ha il telecomando. Avere criteri di scelta chiari è sempre più importante: sia per chi fa la televisione, sia per il pubblico televisivo. Comunque lo “spirito di Assisi”

Come la RAI si sta preparando a quello che sarà uno dei maggiori eventi a livello planetario del 2011, l'incontro religioso dove le TV di tutto il mondo si stanno già accreditando?
Per ora posso anticipare che a partire da aprile RAI Uno proporrà una rubrica dedicata all'evento il sabato mattina alle 9.55 che sarà curata da Roberto Olla, con la collaborazione di padre Enzo Fortunato, che ci accompagnerà fino al 27 ottobre per l'incontro religioso che si svolgerà ad Assisi alla presenza di papa Benedetto XVI.

Cosa rappresentano per lei le figure di san Francesco e di santa Chiara, considerando anche che quest'ultima è patrona della televisione?
In questo momento sto pensando che, quando oltre 60 anni fa Papa Pio XII proclamò santa Chiara di Assisi patrona della Televisione, non aveva scelto una donna per caso, e mi tornano in mente anche le parole del Cardinal Bertone, dette proprio ad Assisi: «L'esempio di santa Chiara, ci aiuti a riscoprire la dignità della persona e valori come la famiglia, la vita, l'educazione dei giovani». Insomma un buon punto di riferimento per chi fa televisione, no? Una forte motivazione per chi fa il mio mestiere è la consapevolezza del nostro ruolo nella società, della funzione di servizio per gli altri. È una grande responsabilità. È chiaro quindi che, soprattutto in alcuni momenti, è importante avere alcune figure di riferimento, che ci aiutano a ritrovare forza ed energia, la voglia di andare avanti senza lasciarsi demoralizzare dalle difficoltà. Penso che figure di santi come Francesco e Chiara siano una grande ricchezza che ci è stata donata. Una ricchezza inesauribile.

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