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Usa: la sua classe media non è più la migliore del mondo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Ecco tramontare un altro mito del sogno americano, ovvero l’egemonia assoluta della classe media statunitense rispetto alle omologhe di altri Paesi avanzati. Ce n’è abbastanza per rinvigorire le dottrine di chi ritiene l’era a stelle e strisce ormai conclusa, in favore di altre realtà della nuova geopolitica globale. Al di là delle contrapposizioni ideologiche e delle valutazioni sui massimi sistemi, appare comunque evidente che la crisi, in tutto le sue forme, anche negli Stati Uniti ha impoverito la classe media e al contempo ha allargato il divario tra ricchi e poveri. I redditi della “middle class” canadese, infatti, considerati al netto della tassazione, sono oggi più generosi di quelli americani, permettendo allo Stato nordamericano il sorpasso rispetto al confinante meridionale.

Ma non è tutto perchè anche nelle fasce più basse di reddito, gli Usa arrancano persino al cospetto dell’Europa, o meglio di una certa Europa, i cui “meno abbienti” hanno redditi bassi, ma meno bassi dei loro corrispettivi negli Usa. Così, sebbene la locomotiva americana stia riacquistando la spinta per una ripresa sostenibile, solo una parte marginale della sua popolazione ne sta beneficiando. In sostanza quel meccanismo di trasmissione della ripresa tende a incepparsi nella distribuzione della ricchezza, in particolare per la mancanza di benefici effetti sul mercato del lavoro, dove la disoccupazione al 6,7%, seppur più contenuta rispetto a molte realtà del Vecchio continente, è ancora “a livelli inaccettabili”, come sostengono Casa Bianca e Federal Reserve.

Lo studio, frutto del lavoro della nuova sezione Upshot del New York Times, è basato su 35 anni di statistiche, e suggerisce che oggi le famiglie americane stanno pagando un prezzo molto alto sul fronte delle diseguaglianze. Dopo l’aggancio avvenuto nel 2010 dei redditi medi canadesi rispetto a quelli americani quindi, ecco avvenuto il sorpasso, mentre si è molto assottigliato il divario con alcune realtà europee come Gran Bretagna, Olanda e Svezia. Un trend che alimenta le teorie del tramonto “yankee” certo perché non solo lo dicono le statistiche in se, ma per il fatto che sta venendo meno, a livello sociale e in particolare nella distribuzioni dei redditi, il principio di minimizzazione di diseguaglianze e sperequazioni, e quegli obiettivi di equità che da sempre hanno preteso di rappresentare la “più grande democrazia del mondo”.La Stampa

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