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Rende, così si può vivere un'esperienza di profonda spiritualità con le Clarisse

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Sulle orme di Santa Chiara
Le Sorelle affollano il Monastero Santa Chiara all'Immacolata della cittadina calabrese dal 2007. La loro presenza si ispira ad una celebre espressione del "poverello" d'Assisi: “Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di San Damiano, perché tra poco verranno ad abitarlo delle donne..”, diceva otto secoli fa San Francesco d'Assisi, intento a preparare un luogo dove avrebbero abitato donne totalmente a lui donate. Quelle Sorelle sarebbe state “figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e sposate allo Spirito Santo, con una forma di vita secondo la perfezione del santo Vangelo…”, come affermava Santa Chiara, perché si potesse rendere gloria a Dio.

«Un faro luminoso sul monte»
«Un desiderio che si è perpetuato nei Frati Minori di Calabria che attraverso il Ministro Provinciale di allora, padre Antonio Martella, hanno voluto la presenza di noi, Sorelle Povere di Santa Chiara, in questa terra, per vivere nella complementarietà del nostro carisma», affermano le Clarisse, «grazie all’adesione della Federazione Santa Eustochia Smeralda di Sicilia, al lavoro costante dei Frati e alla collaborazione generosa di tante persone, è stato possibile dare inizio a questa Fondazione». L’ingresso ufficiale è avvenuto il 10 febbraio 2007, con una solenne celebrazione presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Cosenza Monsignor Salvatore Nunnari, «il quale, accogliendoci nella sua diocesi, ci ha augurato di essere “un faro luminoso su questo monte”».

Povertà e contemplazione
Quello che oggi è il Monastero S. Chiara all’Immacolata nasce nel 1533 come convento dei Frati Minori Osservanti, insieme alla chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Esso sorge nella parte più alta del centro storico di Rende, a sud del Castello, dominando tutta la vallata sottostante, offrendo la possibilità di contemplare le bellezze e le meraviglie del creato. E qui che le Clarisse vivono un'esistenza in «povertà, la contemplazione e vita fraterna». «La povertà - proseguono le suore francescane - è manifestazione della piena fiducia dei figli che si abbandonano al Padre, e come suoi figli partecipiamo all’opera creatrice e redentrice attraverso il comune lavoro, esso è dono di Dio che ci permette di “rendere al lui moltiplicati i talenti ricevuti”, come diceva Santa Chiara, e tenendo lontano l’ozio, di conservare lo “Spirito di orazione e devozione”».

Umili serve di Dio
Nella contemplazione, proseguono le Clarisse, «cerchiamo il nostro Dio sommamente amato “per gustare la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti”, come sosteneva Santa Chiara. Effondendo ogni energia, della mente e del cuore, ogni affetto e volontà nell’amore di Dio, come Maria siamo state fatte umile accoglienza del Figlio di Dio e sua luminosa presenza». Tutto questo avviene sia nella preghiera liturgica e personale che nel quotidiano della vita. «Unendoci a Cristo che prega il Padre - concludono le suore - non chiediamo altro che risani il cuore dell’uomo. Come Chiara e le sue sorelle pregavano il Padre delle Misericordie, perché Francesco e i suoi potessero riparare compiutamente la Chiesa, con la loro esistenza povera e umile di servi dell’Altissimo, così noi oggi».

Gelsomino Del Guercio

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