fede

Pasqua. L'omelia del Custode: "Urge una novità di vita. Urge una società nuova".

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

L’evangelista Matteo sembra narrare l’evento della risurrezione come se fosse stato visto dalle donne. Esse si dirigono al sepolcro di buon mattino, ma non per ungere o imbalsamare il corpo di Gesù, come dicono Marco e Luca, ma per “visitarlo”.
Ed ecco si apre una scena grandiosa: ci fu “un gran terremoto”, una forza travolgente che scuote le fondamenta della terra. Un angelo del Signore “dall’aspetto della folgore e in vesti bianche” discese dal cielo. Le guardie sono tramortite. Le donne sono impaurite, ma vengono incoraggiate.
Matteo utilizza elementi simbolici, ripresi dal linguaggio dell’Antico Testamento utilizzato per narrare la manifestazione del divino, e lo fa per aprire i cuori e le menti degli ascoltatori a considerare che in questa notte santa è accaduto un evento soprannaturale, un evento che è il gesto escatologico (finale) di salvezza, ed impegna gli uomini in una risposta di fede. E noi? Tramortiti come le guardie o reattivi come le donne?
Vorrei condividere tre “parole”:

1. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Sono scosse le fondamenta del peccato e della morte. Il peccato teneva in schiavitù l’uomo (il peccato: attrae, seduce e poi lega a sé; e l’uomo, mentre pensa di ricavare soddisfazioni dal proprio comportamento o dai propri atteggiamenti interiori, è mosso ad agire per raggiungere un oggetto di desiderio illusorio); la morte era la stazione terminale del treno della vita. Il terremoto sconvolge le logiche del peccato e della morte. Accogliamo il terremoto della risurrezione? Se lo accogliamo si rovescia la prospettiva: la strada che ci sta dinanzi non si va più stringendo all’orizzonte verso un punto, ma dal posto di morte dove mi trovo in questo momento la strada si apre allargandosi sempre più, verso l’infinito. Cosa accade nel terremoto della risurrezione? Ricordiamo uno dei canti del Servo di Jahvé letto nei giorni scorsi: il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò gli darò in premio le moltitudini… perché ha spogliato se stesso fino alla morte (Is 53,11-12). Nella traduzione letterale del testo ebraico quest’ultima espressione è ancora più potente: “…poiché ha versato la sua vita nella morte”. Nella morte, nel peccato è stata versata la vita di Gesù. Questo è accaduto: il peccato è divenuto luogo di rivelazione dell’amore perché è stato perdonato; la morte, che non è stata eliminata, è stata trasformata da dentro in sorgente di vita nuova. Avviene come quando l’erba del campo riarsa dalla calura estiva viene rianimata dalla pioggia. E noi?

2. Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Come dice Paolo nell’epistola ai romani che è stata proclamata, nel Battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte… per ricevere una vita nuova. Morti con lui, come le donne che si recano al sepolcro per visitare Gesù, il crocifisso. Allora, beato chi sa guardare alla debolezza di Dio nell’Uomo crocifisso e gli resta fedele, vedendo in essa la propria umanità compiuta: ecco l’uomo! Infatti, solo chi non rifugge la morte del Crocifisso è davvero un uomo, solo chi si lascia crocifiggere con Gesù vive da uomo; perché ogni volta che non ci misuriamo con lo scandalo della croce ed usciamo fuori da quella debolezza – rifiutandoci così di morire con Gesù nel battesimo –, noi viviamo nell’illusione, viviamo nell’inganno. E questo causerà sofferenze, insensate e tragiche, che conducono alla divisione, alla rabbia e non alla comunione e alla gioia. Questo si chiama peccato. Invece, come dice ancora l’apostolo: lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti, chi è morto, è liberato dal peccato. In altre parole, beato chi sa rimanere nella propria debolezza, come Pietro e non come Giuda; cioè, beato chi non presume di sé, non si preoccupa di essere a posto o di avere ragione… ma solo di incontrare Gesù: “non capisco tutto, ma ti consegno la mia volontà e, tu, lavami i piedi ancor oggi”. Sempre occorre ricominciare da lì. E beato chi sa soffrire per le ingiustizie, sa piangere per le ferite della mancanza d’amore, sa rimanere leale e paga di persona pur di non venir meno alla parola data, è fedele nelle piccole cose rinunciando ad approfittarsi delle situazioni… costui è beato perché ha crocifisso l’uomo vecchio ed è liberato dal peccato.

3. Gesù, il crocifisso, non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto… è come una scossa di corrente elettrica, una scossa elettrica che accende la luce in un neon. Beato chi sa leggere la storia alla luce della risurrezione di Cristo, alla luce dell’amore fedele di Dio. Beato chi ha riconosciuto in Gesù la rivelazione dell’eterno amore del Padre – anche le letture che abbiamo ascoltato nella veglia narrano tale amore: la volontà libera e ferrea di Dio che in un gesto di assoluto e gratuito amore ha creato l’uomo per stringere con lui un patto di alleanza che diverrà indistruttibile, più forte del peccato e della morte. Beato chi ripensa alla passione di Gesù e comprende che Dio ha amato il mondo fino a questo punto; comprende che Gesù ha obbedito al Padre e ha fatto suo l’amore del Padre per l’uomo fino a questo punto; e infine comprende di essere prezioso agli occhi di Dio fino a questo punto. “Per te, per amor tuo, sono venuto nel mondo, ho abbracciato la croce e sono risorto”.

Allora, tu possa accogliere la vita di Gesù versata nella tua morte, nei tuoi patimenti, nella tua debolezza, nei tuoi peccati… e trovare la libertà. Non fuggire, non avere paura: Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto. Nulla è più come prima. Gioisci nell’intimo!
E, seppur turbato, prendi la corsa. Come le donne, incontrerai Gesù sulla tua strada. Egli ti abbraccia e ti invia a portare ai fratelli la sua vita che trionfa sulla morte e la sua gioia che vince il peccato.
Urge una novità di vita. Urge una società nuova. Basta con l’accettare come ineluttabili le prevaricazioni di chi amministra le cose pubbliche e tutela interessi di parte. Vanno denunciate. Basta con il silenzio/assenso davanti alla protervia degli immorali, che pretendono di giustificare comportamenti vergognosi con teorie sulla libertà che non hanno fondamento nella realtà. Basta con l’ideologia del bene privato che non tiene conto del bene comune…
Sii un testimone! Non di perfezione, ma di amore gratuito, di purezza, di umiltà. Urge che tu viva da risorto, mosso dalla vita di Gesù in te… Sii testimone della tua fede nella risurrezione. Tutto il resto è pula che il vento porta via.
Francesco interceda per noi il dono dello Spirito che ci corrobori, ci fortifichi e ci infiammi per essere testimoni autentici del Risorto che è vivo e presente in mezzo a noi.

Padre Mauro Gambetti
Custode Sacro Convento


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